SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

Fin dalla prima volta che ci siamo avventurati sul Mar Egeo, abbiamo fantasticato di pagaiare per un lungo periodo tra le sue innumerevoli isole... senza avere l'assillo di dover finire nel tempo a disposizione quello che ci eravamo prefissati.
Ora questa aspettativa si è concretizzata: il viaggio inizia a fine giugno con un biglietto di sola andata...
Quando avremo finito le Isole Cicladi... torneremo a casa...
Tatiana e Mauro

Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!


venerdì 30 settembre 2016

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Tatiyak SPOT
Latitudine:37.09393
Longitudine:25.14981
Posizione GPS Data/Ora:09/30/2016 16:46:45 CEST

Messaggio:Cicladi Kayak Tour 2016.
Stiamo bene e il viaggio prosegue come programmato...

Fai clic sul seguente collegamento per vedere dove mi trovo.
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Se il link sopra non funziona , provate questo link:
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giovedì 29 settembre 2016

Antiparos, Despotiko e Strongylo: tre peripli mancati!

Lunedì 26 settembre 2016 - 95° giorno di viaggio
Aliki, Paros - Aghios Georgios, Antiparos (23 Km di cui 2 di traversata)
Vento N 18-21 nodi (F5) - Mare poco mosso nello stretto - Temperatura 22°C
Ci svegliamo proprio di fronte a Sikinos.
L'isola che abbiamo costeggiato ai primi di agosto è completamente disabitata sul suo versante settentrionale, quello che vediamo ora da Paros. Di notte non c'è neanche una luce a segnalare la sua presenza, ma con le prime luci del mattino il suo bel profilo allungato si staglia chiaro all'orizzonte.
E' bello riconoscere da lontano le isole attorno alla quali abbiamo pagaiato tempo addietro: è come interiorizzare la geografia studiata prima solo in teoria e dare una forma tridimenisonale alle mappe nautiche a lungo consultate. E' bello e utile, anche, perché ti permette di trovare una giusta collocazione nello spazio. Aiuta a ritrovarsi.
Io che non riesco mai a ricordare i nomi dei luoghi se non dopo averli visitati, mai prima, sono due volte più contenta di questo lungo viaggio alle Cicladi perché per anni ho cercato, senza successo, di memorizzare le varie isole greche e soltanto ora sto dando un volto a Milos, Folegandros, Amorgos e a tutte le altre di cui a lungo avevo sentito parlare, senza sapere bene dove collocarle. Adesso so esattamente come si chiamano, dove si trovano e come sono fatte: il loro profilo lontano mi ricorda dove sono stata e mi dice dove sono adesso. Mi rassicura.
Oggi non è una giornata facile.
Il Meltemi s'è svegliato ben prima di noi e ha cominciato già all'alba a far ululare i fili della luce sopra la nostra tendina, a far ondeggiare le tamerici intorno a noi e a far sbatacchiare la rete verde del campo sportivo alle nostre spalle. E continua a soffiare forte e deciso per tutto il giorno.
I primi sei chilometri verso nord lungo la costa occidentale di Paros sono lenti e faticosi, specie quando le raffiche si liberano sul mare dopo avere percorso la lunga vallata dove è stata da poco completata la costruzione del nuovo aeroporto. Queste turbolenze sono sempre improvvise ed imprevedibili e rendono la navigazione molto travagliata, anche se ci incaponiamo a cercare riparo vicino alla scogliera. Forse dovremmo navigare al largo come fanno le barche a vela, così da evitare le folate più antipatiche, quelle che arrivano a terra già molto forti e che non appena sfogano in mare accelerano in maniera pazzesca: producono mulinelli, nebulizzano l'acqua e creano frustrazioni di vario tipo...
Capiamo che è giunto il momento di traversare su Antiparos quando il mare ed il cielo si riempiono delle vele colorate dei kite-surf: sfrecciano avanti e indietro dalla spiaggia che si affaccia proprio nel punto più stretto del canale tra le due isole, regalano un gioco di colori affascinante ma anche un intrico di cavi preoccupante per noi "estranei".
Tagliamo col vento e le onde al traverso e dopo appena due chilometri siamo di là, sull'isola minore che sembra in tutto simile alla sorella maggiore.
La costa di Antiparos, come quella di Paros, è infatti punteggiata di case e casette, tutte bianche ma tutte diverse, perché l'architettura cicladica non è poi tanto rispettata fuori dai centri abitati e dai villaggi tradizionali. Si susseguono senza soluzione di continuità ville a uno o due piani, con grandi balconate e ampie tettoie e giardini curati e fioriti; alcune hanno questa caratteristica stilistica, curiosa e piacevole, delle pietre a vista qua e là nell'intonaco bianco, non intere pareti come era a Kea e Kithnos, ma soltanto alcuni inserti sulle mura esterne (e deve forse essere tipico della zona, perché ne avevamo viste anche alle Piccole Cicladi, e persino qualche chiesetta dell'isola ha le pietre grezze incassate nell'intonaco bianco). Comunque, sono già tutte chiuse e trasmettono un certo senso di malinconia. E di rabbia, anche, quando leggiamo sulla mappa uno dei miei appunti: Antiparos è abitata da 800 persone in inverno e da 40.000 in estate!
Come Paros, anche Antiparos ha morbide colline brulle e spoglie che scendono dolcemente verso il mare, tante chiesette che si confondono tra le ville chiuse, qualche mulino abbandonato e qualcuno ristrutturato e qualcun altro addirittura finto, ricostruito in cemento armato. Come Paros, anche Antiparos vanta tantissime spiagge, non tutte sono segnalate sulla carta, che si aprono lungo la costa bassa, rocciosa e rossastra: in ogni baia, anche la più minuta, si annida una lingua di sabbia o di ciottoli, qualche tamerice ed alcuni ombrelloni ormai inutilizzati.
In mare oggi ci siamo solo noi e i kiter, in spiaggia non vediamo nessuno, forse per il forte vento, forse per la stagione ormai inoltrata. Facciamo una breve sosta in una caletta ridossata nei pressi della più famosa spiaggia attrezzata di Soros, dove i fondali bassi e sabbiosi creano invitanti riflessi verdi e blu. L'acqua è ancora calda, supera ormai la temperatura dell'aria di un paio di gradi, ma per noi non è poi così invitante, non al punto da farsi un bagno. Il sole, invece, è ancora capace di cuocere a dovere ed è un vero piacere sentire ancora i suoi morsi sulla pelle: pensavamo ormai di non averne più l'occasione.
Quando riprendiamo la navigazione filiamo dritti verso sud.
Col vento in poppa è tutta un'altra storia: è facile, divertente, elettrizzante. Voliamo sulle onde e non ci accorgiamo quasi delle distanze percorse. E' quando diciamo che pagaiamo "gratis", perché il kayak sa cosa fare e fa tutto da solo. Noi dobbiamo solo governare la deriva, calibrare la pagaiata e goderci il mare. Per il resto, è tutto un fluire, uno scorrere, un andare veloci sull'acqua mossa e fresca del primo pomeriggio. Anche se tutta questa esaltazione da "navigazione a razzo" nasconde un retro-pensiero molto meno esaltante, perché sappiamo bene che quel che il Meltemi regala poi rivuole indietro, come un amante risentito: sappiamo già cosa ci aspetta da qui a breve...
La costa meridionale di Antiparos è spettacolare: insenature incantevoli sormontate da collinette completamente disabitate sul versante orientale e scogliere strapiombanti da lasciar senza fiato su quello occidentale. C'è solo una chiesetta con qualche casetta attorno al capo sud di Faneromeni, poi c'è questo ultimo lembo di terra ad uncino, contornato da scogli e secche e poi è tutto un susseguirsi di falesie straordinarie, di origine vulcanica e dai colori più disparati: massi neri, concrezioni rosa e rosse, pareti bianche e gialle, picchi grigiastri e volute arancioni. Un arco naturale, una grotta, una serie di scogliere a picco sul mare blu, sempre increspato dal vento, più forte man mano che risaliamo verso nord.
Gli ultimi cinque chilometri ci fanno sputare i polmoni: tutti controvento! L'amante s'è risentito!
Ma ne valeva la pena: la cala è piccola e accogliente, la spiaggia deserta, la taverna vicina. La risacca ci culla con onde che arrivano a tre a tre: le prime più grandi e rumorose che sembrano volersi mangiare la battigia per entrare in tenda, le seconde invece più timide e leggere, tanto che per qualche momento resta tutto silenzioso e come in sospeso, finché non passano anche le terze.
Il cielo di notte si riempie di stelle e la Via Lattea è più visibile e vicina che mai.

La partenza da Aliki, su Paros
La costa meridionale di Paros
La costa orientale di Antiparos
La costa sud-occidentale di Antiparos
Appena doppiato il capo meridionale di Antiparos, Akrotiri Kavos Skilos
La roccia aquila
Le scogliere di origine vulcanica della costa sud-ovest di Antiparos
L'arco naturale nei pressi di Akrotiri Mastichias su Antiparos
Navigando verso la laguna tra Antiparos, Tsimindri e Despotiko...

Martedì 27 settembre 2016 - 96° giorno di viaggio
Aghios Georgios - Aghios Georgios, Antiparos (4 Km)
Vento N 22-25 nodi (F6) - Mare molto mosso - Temperatura 22°C
Giornata strana.
Siamo tutti e due pigri e stanchi.
L'idea era di fare il giro di Despotiko, l'isola disabitata che si apre a sud di Antiparos, oltre una laguna chiusa ad ovest da un terzo isolotto, Tsimindri, posto proprio nel mezzo dello stretto così da bloccare l'ingresso alle onde. E' una baia molto protetta, usata in passato dai pirati come rifugio per le proprie navi e oggi prediletta dai velisti, a giudicare dal numero crescente di barche che stazionano in rada.
Capiamo di dover cambiare programma: il mare è grosso, oggi, molto grosso. Non ci sembra affatto navigabile. Non là fuori, almeno, oltre la baia protetta in cui stiamo ancora navigando, ben ridossati dalle scogliere rocciose dell'ultimo tratto della costa meridionale di Antiparos. La baia è battuta dal vento, come ieri quando siamo arrivati, ma al suo interno non crescono i frangenti: l'acqua limpida, bassa e di un bel verde smeraldo è solo increspata dalle raffiche che regolari entrano nel canale che separa le isole. In mare aperto, invece, è tutta un'altra storia: cavalloni bianchi si rincorrono in ogni dove, irregolari e spumeggianti, alti un paio di metri e con le creste tutte arruffate dal vento forte che spazza anche la costa, ricoprendola di spuma densa come quella del bagno-schiuma.
E' facile modificare i piani quando c'è intesa: con Mauro ci scambiamo un rapido sguardo, ci facciamo segno di tornare indietro e ci ritroviamo subito d'accordo sul da farsi. Con poche pagaiate siamo già al moletto ridossato sull'isola di Despotiko, quello usato per le visite giornaliere agli scavi archeologici.
Appena scendiamo a terra capiamo che c'è qualcosa di particolare sull'isola e all'intorno: il vento è più forte del previsto, lo misuriamo con l'anemometro e leggiamo sullo schermo 50 chilometri orari (che corrispondono a 27 nodi). E' un po' più forte di quanto annunciato dalle previsioni meteo, ma non è tanto il vento a stuzzicare la nostra curiosità quanto il mare. Dall'alto della scogliera si vede bene che è tutto in ebollizione. Forse la conformazione a mezza luna della costa settentrionale di Despotiko, forse la presenza di bassi fondali, forse la vicinanza della costa occidentale di Antiparos: tutto contribuisce a fare impazzire le onde, come palline in un flipper. Il mare così disordinato ci ricorda quello incontrato a Kimolos, quando nella caletta in cui eravamo sbarcati era tutto calmo e tranquillo e fuori c'era una specie di finimondo, oppure quello ancora più inquietante che circondava Makeres, l'isoletta del Diavolo, quella intermedia tra Naxos e Donousa che durante la traversata ci aveva fatto penare sia all'andata che al ritorno. Un conto è ritrovarsi nel mare grosso quando si è già in navigazione, un conto invece è infilarcisi di proposito. Oggi facciamo bene a restarcene a terra e ad andare a vedere gli scavi. Avevamo pensato di visitarli a fine giornata, una volta completato il periplo dell'isola, invece la giornata la cominciamo seguendo il sentiero che corre nella macchia e raggiunge il sito archeologico deserto ma sempre aperto al pubblico.
Gli scavi sono iniziati nel 1997 e da allora proseguono le ricerche. Si tratta del più esteso santuario cicladico dopo Delos, costruito dalla popolazione di Paros nel VI sec. A.C., anche se ci sono tracce di frequentazione del sito sin dall'VIII sec. A.C. Sono stati rinvenuti i resti di templi dedicati ad Apollo, ad Artemide e ad Estia e l'area interessata dagli scavi è molto vasta: sono state portate alla luce colonne, capitelli e statue, un'area votiva centrale di forma semicircolare e molte offerte votive tra statuette, gioielli e vasellame. Il tempio principale è affiancato sui due lati da alcune strutture ausiliari per i sacerdoti e per i devoti, chiaramente individuabili dalla presenza di un grande bacino in marmo per le abluzioni e per la preparazione dei riti sacri: ben 13 edifici sono stati individuati in diverse posizioni su Despotiko e altri 5 persino su Tsimindri, l'isoletta alla quale era un tempo collegata da un istmo sabbioso oggi mangiato dal mare. Sono state ritrovate anche delle sepolture particolari, che hanno suscitato l'interesse degli archeologi e hanno assicurato al gruppo di studiosi altri fondi per le ricerche: un uomo inumato in posizione fetale sotto la parte centrale del tempio maggiore, una sepoltura di solito riservata a persone di rango, mentre si trattava forse di un modesto operaio, perché mancano i doni preziosi che di solito venivano adagiati nella tomba di un personaggio facoltoso. I pannelli illustrativi sono solo quattro o cinque e molte zone sono state volutamente ricoperte, forse in attesa di nuovi fondi o forse per proteggerle dalle intemperie. Tutta la zona è recintata con una rete malmessa e la chiusura del cancello è una semplice corda annodata. Come ci è successo a Creta, apprezziamo di ritrovarci in pe rfetta solitudine in un sito archeologico tanto interessante: si riesce a percepire la vita di quel tempo andato meglio che in una qualsiasi visita guidata.
Usciamo e torniamo verso i kayak.
Dopo la visita culturale ci concediamo un pranzetto al riparo di un casotto di mattoni posto nel bel mezzo di un campo che deve essere stato arato qualche anno addietro, ma che adesso è pieno di pietre e di buche scavate dalla capre nella loro incessante ricerca di qualcosa da brucare. Le capre sono le padrone indisturbate dell'isola ed un pastore viene in caicco a dar loro da bere e da mangiare. Viveva forse nel casolare costruito sulla sommità della collina che sovrasta gli scavi e che ora sembra un po' diroccato. I pascoli intorno devono essere tutti pieni di reperti archeologici, anche se di minor importanza, se solo a "grufolare" per dieci minuti io trovo tra le zolle smosse una decina di manici, colli e fondi di anfore.
Finito di mangiare (e di "razzolare"), torniamo ad Antiparos: cambiamo spiaggia, spostandoci un poco verso ovest, solo per essere più vicini alla pittoresca taverna sul mare di Capitan Pepinos, che già avevamo adocchiato in mattinata e che ha acceso le nostre fantasie culinarie.
Come al solito, restiamo soli in spiaggia sul far del tramonto e possiamo montare la tenda ancora prima di andare a cena.

L'ingresso controvento nella laguna a sud di Antiparos
Gli scavi archeologici di Despotiko
Le curiosità incomprensibili dell'Uomo di Ferro
Ritrovamenti
Primo mattino sulla spiaggia di Aghios Georgios su Antiparos, di fronte agli scavi di Despotiko
Il nano-faro di Despotiko 
La costa meridionale di Despotiko
I faraglioni della costa meridionale di Despotiko

Mercoledì 28 settembre 2016 - 97° giorno di viaggio
Aghios Georgios - Ormos Peramataki, Antiparos (21 Km di cui 7 di traversata)
Vento N 21-25 nodi (F6) - Mare molto mosso - Temperatura 22°C
Ci svegliamo tardi. E tardi ripartiamo.
Ci lasciamo alle spalle lo spettacolo poco edificante della lottizzazione di Aghios Georgios. Se le informazioni che abbiamo raccolto nel corso delle nostre ricerche sono corrette, deve esserci stata una grande speculazione su questa zona dell'isola, visto che Giacon, l'autore di "Magico Egeo: guida alle isole della Grecia", dice che nel 2000 non era ancora stato edificato, e visto che una delle guide turistiche consultate, la Routard del 2002, diceva che all'epoca era ancora tutto fermo. Dal vivo nel 2016 è tutto costruito! Salvo le due o tre case con i mulini a vento accanto, che dovevano essere già qui ben prima della lottizzazione, tutte le altre sono case-vacanze e ville con giardino, collegate tra loro da strade cementate che incidono le morbide colline affacciate su questa baia protetta e bellissima. Bellissima nonostante l'edificazione selvaggia. Peccato, però.
Noi pensavamo di completare il periplo di tutte le Isole Cicladi, tanto il viaggio è aperto e se il tempo è brutto possiamo permetterci di aspettare che volga al bello. Ma per il prossimo fine settimana è prevista una finestra di calma di vento di appena due giorni, ideale per riuscire a traversare da Paros a Rinia: è la seconda traversata verso nord, dopo quella da Santorini ad Ios, ed è anche la più lunga, circa trenta chilometri. Siccome non vogliamo perdere l'occasione, dobbiamo risalire Antiparos e Paros e raggiungere in tempo il punto più favorevole per affrontare la traversata. Altrimenti rischiamo di restare bloccati per un'altra settimana di vento forte su Paros o Antiparos, che saranno anche isole intriganti e tutte da esplorare ma questo viaggio aperto non è poi infinito... Questo significa anche che nei prossimi due-tre giorni dovremo pagaiare verso nord, anche col vento contrario. Il Meltemi non sembra affatto interessato ad assecondare i nostri piani e per oggi e domani sono previsti ulteriori aumenti.
Dobbiamo così prendere una decisione drastica e sofferta: rinunciare al periplo di Despotiko, perchè il mare fuori dalla laguna è ancora più arrabbiato di ieri.
Scegliamo invece di raggiungere il suo nano-faro sul capo sud-est e di costeggiare per un tratto la sua costa sud, fin dove rimane ridossata dal vento, anche se sempre interessata da forti turbolenze. Ci portiamo fino alla bella cala di Livadi, per ammirare la profonda spiaggia ancora attrezzata con una decina di ombrelloni di paglia e contornata da dune sparse e da una fitta macchia mediterranea. Ci affacciamo anche al capo ovest dell'isola, Akrotiri Pounta, per vedere il mare grosso che cresce ancora di più nello stretto tra Despotiko e Strongylo, un'altra isoletta che avremmo voluto visitare ma a cui dobbiamo rinunciare. Rinunciamo anche, molto a malincuore, a completare il periplo di Antiparos, perché è impensabile risalire nei tempi programmati la sua costa occidentale, così com'è adesso battuta dal vento e dalle onde. Peccato per le due calette di Mikra e Meghala Monastiria: ci avevano acceso una certa curiosità, sia per la collocazione, così incassate al centro della costa ovest di Antiparos come due piccoli fiordi, e sia perché Alexandros ci aveva detto che la più piccola a nord è particolarmente bella. Peccato anche per il periplo mancato, anzi per i tre peripli mancati, ma sappiamo da sempre che non siamo tanto noi a decidere il programma di viaggio quanto il Meltemi ad imporcelo: ed in questi giorni sta facendo davvero il bello ed il cattivo tempo!
Pensiamo a quanto sia diverso il mare, anche nello stesso giorno: basta spostarsi un po', cambiare luogo, passare all'altro versante dell'isola, per vedere quanto cambia questo mondo liquido e blu, da grosso e ruggente a piatto e tranquillo. Se a nord di Despotiko c'erano cavalloni impazziti, frangenti spumeggianti e folate fredde e dispettose, qui a sud ci ritroviamo a pagaiare su una tavola piatta come l'olio, solo increspata di tanto in tanto dalle raffiche che scendono dalle gole, ma non c'è più traccia di onde e spruzzi. Sembra di essere entrati in un universo parallelo.
Ci regaliamo una traversata improvvisata, dal capo sud-occidentale di Despotiko a quello meridionale di Antiparos, per sfruttare il vento che appena un poco al largo di Despotiko soffia deciso come a volerci rispedire a Sikinos. Traversiamo nel vento, anzi col vento al mascone intanto che lasciamo Despotiko e col vento al traverso man mano che raggiungiamo Antiparos. E' una traversata divertente di appena sette chilometri che effettuiamo col solito perfetto traghetto, dovendo compensare di almeno quindici gradi lo scarroccio provocato dal vento e la deriva provocata dalla corrente, che sembra non mancare mai in questi stretti tra le Isole Cicladi ma che ormai abbiamo imparato a "sentire" anche se il portolano non ne fa menzione.
Facciamo una breve sosta in una caletta ridossata nei pressi del capo sud di Antiparos, Akrotiri Kavos Skilos, disseminato di scogli e secche, ma senza neanche l'ombra di un faro. Non appena doppiamo l'ultima propaggine meridionale dell'isola, ci toccano quattro chilometri controvento: quattro chilometri in quasi due ore! Una lentezza snervante! Che ti chiedi perché diavolo ti sei infilato in una situazione del genere! Faticose: 'ste sfacchinate controvento son davvero faticose, specialmente a fine giornata. Che sembra non ci sia un ridosso da nessuna parte, né di là dal capo, neanche dietro quell'isolotto, nemmeno in quelle caletta rientrata. Niente, da nessun parte troviamo un riparo dal vento: ovunque lungo costa c'è solo vento forte, che soffia in direzione contraria, ovviamente!
Noi vogliamo a tutti i costi raggiungere quella spiaggia laggiù, su cui avevamo già fatto una sosta l'altro ieri mentre scendevamo "gratis" nel vento. Vogliamo arrivare là perché per la notte dobbiamo trovare un luogo adatto anche per la nostra povera tendina, abbastanza riparato dal vento da non esporla ad inutili maltrattamenti. Visto che le previsioni danno vento costante giorno e notte, diventa fondamentale cercare sempre una bella caletta con delle tamerici o delle scogliere che ci offrano un riparo adeguato, altrimenti rischiamo di rompere un altro paletto come è capitato l'altra sera (ed è il secondo del viaggio - ne abbiamo portati cinque di scorta, quindi ne mancano altri tre!)
Sbarchiamo che la cala è già in ombra ed avvertiamo subito il calo repentino della temperatura: ci infiliamo il cappello di pile e la tuta della FICK, quella azzurra con la scritta Italia sul petto e Canoa-Kayak sulla manica che la federazione ci aveva consegnato in occasione del viaggio in Scozia del 2008 e che ci ha accompagnato in molti altri viaggi invernali.
Non andiamo a cena in taverna, stasera, ma ci godiamo la Via Lattea, ancora più luminosa dei giorni passati. Abbiamo montato la tenda sotto la costellazione del Delfino: che sia di buon auspicio e domani si possa giocare tra le onde come fanno i delfini, invece di sputare il cuore a risalire contro vento!

Altri faraglioni sulla costa meridionale di Despotiko
La bella spiaggia di Livadi su Despotiko
La caletta ridossata sul costa sud-ovest di Antiparos
Il campo sulla spiaggia nella baia di Peramataki su Antiparos
I colori del mare sono straordinari
Lo sbarco-svacco a Pano Psaraliki ad Antiparos
Uno dei mulini di Antiparos
L'ingresso del Kastro di Antiparos
Dopo aver messo piede su Antiparos e Despotiko torniamo ad esplorare Paros...

Giovedì 29 settembre 2016 - 98° giorno di viaggio
Ormos Peramataki - Pano Psaraliki, Antiparos (9 Km)
Vento N 21-25 nodi (F6) - Mare mosso - Temperatura 22°C
Ci sveglia il sole. Entra in tenda alle otto del mattino e ci scalda fino a farci sudare. Una bella sensazione, dopo i brividi di freddo di ieri sera.
Lo stretto tra Antiparos e Paros è già pieno di frangenti e con la corrente che entra da nord sembra quasi un fiume in piena.
Controlliamo per l'ennesima volta le previsione meteo: sono confermate. Confermiamo allora anche i nostri programmi. Oggi ci tocca una tappa faticosa: tutta contro vento!
E ripensando alle due ore di ieri mi viene male. Ecco, vorrei che il folletto-schiavetto pagaiasse al posto mio, quando c'è 'sto vento contrario. Tutta 'sta fatica per 'sti pochi chilometri! Tre ore a pagaiare con la testa bassa, piegata nel vento: la mano alta aperta, il braccio basso teso, a favorire la rotazione del busto, la spinta alternata delle gambe, tutto volto a facilitare la risalita di questi faticosi lunghi e sudati nove chilometri contro vento.
Ma all'arrivo veniamo ripagati: il porto di Antiparos è raccolto e pittoresco, pieno di caicchi per le escursioni giornaliere, ormai tutti all'ancora che dondolano assopiti lungo la banchina principale; la Chora è molto curata e caratteristica, con casine bianche lungo la strada pedonale, dove negozi e ristoranti sono già quasi tutti chiusi; il Kastro al centro del paese, sulla vetta della collina che domina il mare, proprio sul promontorio più settentrionale dell'isola, è l'unico insediamento di Antiparos ed è un chiaro esempio di cittadella fortificata. Il castello in pietra è circondato da abitazioni a tre piani, tutte affiancate le une alle altre, con una scalinata che porta ai piani superiori e che scende nel cortile centrale e con le mura esterne che costituiscono la fortificazione vera e propria del Kastro. Costruito nella metà del XV secolo durante la dominazione veneziana, conserva molti elementi architettonici originali, sebbene siano evidenti le numerose alterazioni, sia passate che recenti. La visita si conclude in pochi minuti, passeggiando pigramente tra le arcate e le scalette e gli angoli domestici, e l'ambiente è molto suggestivo perché si respira l'atmosfera dei tempi in cui si doveva vivere asserragliati tra quattro mura.
Sulla via del ritorno verso il mare ci fermiamo in una delle rare taverne ancora aperte e possiamo la serata al riparo dal vento, rifocillandoci a dovere ed aggiornando il blog.
I nostri due panfili sono tirati in secca sulla spiaggia frequentata dai numerosi appassionati di wind-surf e kite-surf, che con le loro vele colorate aggiungono tinte forti ai colori già intensi del mare. Lo stretto è ancora e sempre un fiume in piena e per la notte dovremmo ancorare bene i piedi della nostra tendina e tirantare ancor meglio il telo esterno, che ormai montiamo sempre.
La temperatura scende di un paio di gradi non appena scende il sole, ma per fortuna la serata è secca. Speriamo di dormire bene, di un sonno profondo e di tante ore filate, come nelle notti passate. Speriamo di svegliarci pronti per affrontare un'altra giornata controvento, quella necessaria per raggiungere Parikia, la Chora di Paros. Speriamo anche di risalire il giorno dopo, domenica, la costa settentrionale di Paros fino al borgo marinaro di Naousa e di fare sosta in uno dei suoi "deliziosi ancoraggi", come li definisce il portolano, ideali per affrontare la traversata su Rinia...

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Latitudine:36.99873
Longitudine:25.13136
Posizione GPS Data/Ora:09/26/2016 07:44:57 CEST

Messaggio:Cicladi Kayak Tour 2016.
Stiamo bene e il viaggio prosegue come programmato...

Fai clic sul seguente collegamento per vedere dove mi trovo.
http://fms.ws/bbJLd/36.99873N/25.13136E

Se il link sopra non funziona , provate questo link:
http://maps.google.com/maps?f=q&hl=en&geocode=&q=36.99873,25.13136&ll=36.99873,25.13136&ie=UTF8&z=12&om=1

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domenica 25 settembre 2016

Paros col vento in poppa

Mercoledì 21 settembre 2016 - 90° giorno di viaggio
Ormos Aghios Georgios - Ormos Agiassos, Naxos (31 Km)
Vento N 3-5 nodi (F2) - Mare calmo - Temperatura 24°C
E' l'ultimo giorno d'estate o il primo giorno d'autunno?
Durante la notte non ha piovuto ma si capisce bene che la nuova stagione è ormai arrivata: la sabbia è ancora bagnata dalla pioggia caduta durante la notte precedente e nuvoloni grigi e spessi si addensano su tutte le isole intorno a Naxos, da Paros a Mikonos più vicine fino ad Ios e Sikinos più distanti. Avvertiamo anche un cambiamento nella temperatura e, per la prima volta dall'inizio del viaggio, per fare colazione cerchiamo un posto al sole!
Mentre smontiamo il campo, con la nostra solita flemma, fanno in tempo ad arrivare in spiaggia i primi bagnanti ed una coppia di inglesi ci avvicina per soddisfare la curiosità di capire da dove veniamo e dove andiamo (loro no che non ci hanno già visto su altre isole): vogliono anche capire quanti giorni durano le nostre scorte di viveri ed acqua (cinque giorni circa), quante ore pagaiamo ogni giorno (tra le due e le otto circa) e quante volte abbiamo già fatto viaggi del genere (da dieci anni circa). Ci chiedono anche se per le traversate prendiamo il traghetto (non ci è ancora capitato, ma abbiamo portato un carrellino per l'evenienza) e se non è pericoloso navigare nell'oceano aperto... Non sembrano molto convinti quando facciamo loro notare che il Mediterraneo è un mare chiuso e molto meno aggressivo dell'Oceano vero e proprio: l'unica minaccia seria è il vento forte e quando è troppo forte noi ci fermiamo ed aspettiamo che si attenui. Qual'è la prossima meta? Paros! E volete tornare fino ad Atene? Si! E quanto ci vorrà ancora? Forse un paio di mesi, Meltemi permettendo! Alla fine sembrano soddisfatti, ci lasciano finire di ripiegare la tenda e ci salutano con grandi sorrisi: "We wish you a very very very happy trip!"
Non fanno a tempo ad allontanarsi che si avvicina un ragazzo greco con tante altre curiosità e domande: alla fine tiriamo fuori la mappa generale delle Isole Cicladi per mostrargli in dettaglio il giro che sin'ora abbiamo fatto e quello che speriamo di completare risalendo lungo le Isole Orientali. Emmanuel è un canoista di Naxos e ci chiede anche tante altre cose sui Voyager e sulle pagaie groenlandesi. E' sempre un piacere conversare con persone tanto interessate al kayak e tanto legate alla propria terra: nasce subito un'intesa speciale e c'è uno scambio continuo di informazioni tra caratteristiche tecniche dei kayak e preziose curiosità sull'isola. E non solo: Emmanuel ci spiega, per esempio, che quel che noi stiamo facendo, sia di girare le Isole Cicladi in cerchio e sia di completare il periplo di ogni isola, in greco si dice "perigramma", una parola già bella di suo e che significa "bordo, contorno, cornice" e che ha anche un significato spirituale quando è connessa alla ricerca dell'interezza di ogni cosa, dell'inizio e della fine di un progetto, o di un viaggio!
Dobbiamo attendere l'ingresso in porto dell'ultimo traghetto, per evitare l'onda che si crea sui bassi fondali rocciosi che proteggono la "nostra" spiaggia e tutta la vicina laguna di Alikes, oltre la quale hanno costruito l'aeroporto (che per fortuna non si vede e non si sente: se non per un paio di aerei bimotori che atterranno in serata, non sembra molto frequentato).
Salutiamo la città di Naxos che ci ha accolto per un giorno e due notti e doppiamo subito il capo di Akrotiri Moukri, dal cospicuo picco conico, sulla cui sommità spicca una luce rossa intermittente che di notte è molto evidente. Di giorno, per contro, è molto visibile una luce gialla di pericolo generico posta nelle acque adiacenti, proprio all'ingresso del porto, che segnala la presenza di un relitto affiorante.
Noi pagaiamo tra il relitto e la costa e subito dopo volgiamo le prue verso sud.
Cosa più unica che rara, sin'ora mai capitata, vediamo due mucche al pascolo.
La costa orientale di Naxos è caratterizzata da lunghe spiagge di sabbia, in parte dominate da dune, in parte occupate da ombrelloni e sdraio, in parte rovinate da troppe costruzioni (mai tante come quelle a cui siamo abituati noi italiani, ma certo più numerose di quelle presenti sulle altre Isole Cicladi). Sono le spiagge predilette dai surfisti, ma per fortuna oggi che il vento è lieve non si vede neanche una delle loro vele colorate sfrecciare in mare.
Noi preferiamo "tagliare" da un capo all'altro, invece di costeggiare, così da sfruttare al meglio la leggere brezza che da nord ci spinge dolcemente verso la nostra meta, il capo sud dell'isola.
Facciamo solo una breve sosta appena oltre il secondo capo, Akrotiri Mikri Vigla: c'è una piccola caletta incassata tra gli scogli di granito rosa che scorgiamo poco prima di sbarcare sulla vicina spiaggia attrezzata. E' talmente piccola che ospita appena un gozzo all'ancora ed una tamerice sulla spiaggia di sabbia fine, ma è abbastanza grande da accogliere i nostri due kayak per una sosta di mezz'ora, sufficiente per sgranocchiare una barretta. Le scogliere si illuminano insieme alle basse acque circostanti non appena il sole fa capolino tra le nuvole, sempre più frequenti man mano che ci addentriamo nel pomeriggio. I cumulonembi che in mattinata hanno stazionato sull'isola di Naxos e che hanno scaricato pioggia fitta sulle montagne dell'interno, si sono ora diradati e sono diventati di un bel bianco candido, da neri che erano. Su ognuna delle isole che chiudono l'orizzonte, però, c'è un bel nuvolone paffuto che staziona sulle sue alture, come una grande capello di lana che qualcuno ha calcato in testa alla piccola Iraklia, all'imponente Ios, all'inconfondibile Sikinos e persino alla lontana Folegandros, che si staglia laggiù e che ci fa tornare alla mente, con una punta di nostalgia, quelle speciali giornate di inizio agosto trascorse lungo le sue scogliere (e nel suo arcobaleno!).
Per qualche momento anche nel mare di Naxos compare l'arcobaleno, non per la pioggia o per il vento, ma perché ci ritroviamo a pagaiare su acque turchesi come poche altre volte ci è capitato di incontrare: i bassi fondali di sabbia fine, le praterie di Posidonia e la manciata di scogli e scoglietti che si radunano sui capi, contribuiscono a rendere i colori del mare ancora più intensi. Ma è la sola cosa attraente di questo tratto di costa, per il resto monotona, bassa e antropizzata. Dietro la strada costiera si assiepano le case di vacanza, molte lasciate incompiute: la guida parla di paesaggi campestri, ma gli unici campi visibili dal mare sembrano incolti oppure destinati al pascolo delle capre, sempre numerosissime.
Superiamo facilmente, con l'aiuto della brezza che nel frattempo è diventata tesa e decisa, il secondo capo roccioso della costa occidentale, Akrotiri Kouroupia, sormontato da un brutto albergo incompiuto di cemento armato, ad un solo piano, per fortuna, ma esteso su tutta l'estensione del promontorio.
Sempre pagaiando al largo raggiungiamo infine l'ultimo capo dell'isola, Akrotiri Katomeri, anche se nell'ultimo tratto la brezza diventa contraria, perché è quella del versante orientale dell'isola che la avvolge tutta e che risale verso nord sull'altro lato, dove noi ci ritroviamo a pagaiare. Ma sono soltanto pochi chilometri col vento contrario, quelli necessari per scorgere la prima cala su cui siamo sbarcati all'arrivo a Naxos dopo la traversata da Keros dello scorso 12 settembre. Facciamo così ciao ciao con la manina al nostro primo campo sull'isola e chiudiamo idealmente il periplo di Naxos.
Risaliamo poi verso nord con una buona andatura, perché la brezza è tornata ad essere a favore: mettiamo giù le lenze ma non tiriamo su niente. Meno male: perché l'ultima serata su Naxos non poteva che essere trascorsa in taverna, quella che troviamo ancora aperta a pochi passi dallo sbarco!

Un leone marino!
Le belle formazioni rocciose dell'isolotto nei pressi di Akrotivi Mikri Vigla a Naxos
I nuvoloni che si addensano su Naxos
Un passaggio nei giardini di roccia di Akrotiri Kouroupia
Le acque turchesi della costa occidentale di Naxos
Il tramonto (quasi) sul mare dell'ultimo campo su Naxos

Giovedì 22 settembre 2016 - 91° giorno di viaggio
Ormos Agiassos, Naxos - Ormos Santa Maria, Paros (25 Km di cui 9 in traversata)
Vento NE 8-9 nodi (F3) in rinforzo a partire dalle 18.00 - Mare poco mosso - Temperatura 23°C
Oggi è sicuramente il primo giorno d'autunno. Piove, infatti. Non durante la notte, ma mentre ci stiamo per imbarcare: la prima ora di navigazione la facciamo con indosso la giacca d'acqua e con in testa il cappello nord-ovest.
Siamo però di buon umore: abbiamo ritrovato Emmanuel, il ragazzo greco che già avevamo incontrato ieri sulla spiaggia di Aghios Georgios. E' arrivato col suo sit-on-top rosso per fare un'uscita in cerca di sale marino: la costa che da Agiassos scende verso sud è infatti caratterizzata, oltre che da basse scogliere di un bel rosso ramato, anche da numerose piscine naturali dove è facile trovare depositi di sale marino, quello prediletto dalle capre dell'isola ed evidentemente apprezzato anche da alcuni dei suoi abitanti. Emmanuel ci spiega che è il sale che lui preferisce e che scende spesso a cercare: "scende" perché da anni vive in uno dei villaggi dell'interno, dopo essersi trasferito da Atene per cercare ispirazione per la composizione delle sue musiche. Si possono ascoltare sulla pagina Facebook di Manojavam: sono musiche di ampio respiro che hanno il sapore di Naxos e del mare Egeo. Salutarlo non è facile, come non lo è mai quando stringiamo queste brevi ma emozionanti amicizie di mare.
Non è facile lasciare il nostro nuovo amico anche perché oggi dobbiamo pagaiare verso nord lungo lo stesso tratto che ieri abbiamo percorso verso sud.
Se altre volte ci ha entusiasmato esplorare un'isola "al contrario", perché abbiamo sempre detto e pensato che è un po' come visitare un'altra isola, e vederla da un'altra prospettiva, stavolta invece siamo un po' annoiati e perplessi, perché Naxos, almeno su questo suo versante occidentale, è un'isola piatta e scialba.
Forse avremmo dovuto visitarne l'interno, come hanno fatto i nostri amici velisti svizzeri, che ci hanno inviato una bella e-mail con altre fotografie e con brevi racconti del loro veleggiare tra le Cicladi: una volta raggiunta Naxos, ci hanno scritto di avere noleggiato un'auto e di avere trascorso una giornata a spostarsi tra un paesino e l'altro.
In effetti, anche solo a leggere la mappa di Naxos, con gli appunti che avevo preso prima di partire, sembra che la più grande delle Isole Cicladi abbia un entroterra più interessante della sua costa: oltre a tre statue incompiute come quella dedicata a Dioniso che abbiamo visitato ad Apollonas, vanta un gran numero di chiese bizantine, mulini a vento e torri difensive di origine veneziana, visto che durante la dominazione della Serenissima l'isola era diventata la capitale del Ducato delle Cicladi. Ai piedi della cima più alta di tutto l'arcipelago, quella del Monte Zas di 1001 metri, si trovano alcuni tra i paesi più antichi dell'isola, che vantano tutti belle pavimentazioni in marmo, graziose abitazioni a due piani in pietra locale, volte ogivali e vicoli erti e tortuosi. Uno di questi, Chaliki, sembra diventato famoso per la produzione di "kitron", un liquore a base di raki e di foglie e bucce di cedro.
Naxos è stata anche la terra di varie leggende mitologiche: Dioniso vi sarebbe nato, Zeus vi avrebbe trascorso l'infanzia ed Arianna, dopo esservi stata abbandonata da Teseo sulla via del ritorno da Creta (nonostante l'avesse aiutato a sconfiggere il Minotauro, suggerendogli di entrare nel labirinto con il suo famoso filo di lana!) vi si sarebbe suicidata lanciandosi in mare dalle sue scogliere. C'è però un'altre versione, secondo la quale Teseo non sarebbe stato poi così meschino: sarebbe stato proprio Dioniso ad ordinare all'eroe di abbandonare a Naxos l'ignara Arianna, così da poterla avere in sposa. Seconda questa ipotesi, i due pare abbiano avuto una vita felice e molti figli e la parte della storia a lieto fine che preferisco è quella secondo la quale Dioniso ha offerto ad Arianna come dono di nozze un diadema d'oro che, una volta lanciato in cielo, è andato a formare la costellazione della Corona Boreale. Molto romantico!
Naxos sembra anche un'isola molto fertile: le sue alture terrazzate sono occupate da ulivi e limoni, mentre le sue pianure sono coltivate a fichi, vigneti ed ortaggi. L'entroterra sembra magnifico, tanto che Lord Byron pare volesse venire a ritirarsi sull'isola. Insomma, sembra che Naxos nasconda tanti tesori e tanti misteri, e forse avremmo dovuto dedicare un giorno in più per scoprirli tutti, o almeno alcuni. Solo che pagaiare lungo la sua costa non ci ha coinvolto quasi per niente, e non abbiamo mai pensato di esplorare anche l'interno: noi dal mare non abbiamo scovato né mulini, né torri veneziane, né villaggi pittoreschi. E anche quando, come ieri e oggi, abbiamo pagaiato distanti dalla costa, anche nella speranza di scorgere qualcosa di diverso, non abbiamo visto né campi, né terrazzamenti, né vallate verdeggianti, ma solo cime brulle e bruciate dal sole. Potrebbe essere uno di quegli amori mancati, ma non è detto che tutte le Cicladi debbano piacerci allo stesso modo, anzi...
E' così che traversiamo sulla vicina isola di Paros senza troppi rimpianti.
Lo stretto tra Naxos e Paros è solitamente interessato da forti correnti, specie quando, come oggi, spira il vento da nord. Il portolano mette in guardia i naviganti in maniera perentoria: prestare attenzione al canale per le forti raffiche e per le onde che vi si creano con l'arrivo del Meltemi. Dice anche che il canale è interessato da una corrente in direzione sud con velocità tra 0.5 e 1.5 nodi, che noi probabilmente incontriamo appena partiti, perché sentiamo sin da subito di essere rallentati. Abbiamo infatti scelto di puntare verso il capo nord di Paros, sia per trovare una baia ridossata, tra le tante che si aprono sul versante nord-orientale dell'isola, sia per raggiungere un punto strategico in cui arrivare per chiudere il periplo prima di traversare su Rinia, una delle isole satelliti di Mikonos. Ci interessa anche arrivare il più a nord possibile di Paros per poter sfruttare il Meltemi, che soffierà ancora deciso nei prossimi giorni, con l'intenzione di ridiscendere "gratis" tutta la costa orientale dell'isola.
In traversata troviamo un bel vento teso, forse dovuto alle turbolenze che sempre si creano in prossimità delle isole. I nostri Voyager procedono tranquilli e sicuri, con l'andatura prediletta al mascone. Oggi sembra che tutti i traghetti che ieri affollavano lo stretto siano rimasti in porto, oppure abbiano scelto altre rotte, perché non ne incrociamo neanche uno. Sarebbe una traversata senza nulla da segnalare se non fosse per i due grossi motoscafi che ci tagliano la rotta, il primo quando siamo ancora vicini a Naxos ed il secondo quando stiamo quasi per raggiungere Paros: entrambi sembrano non vederci e si avvicinano talmente veloci che per lunghi momenti pensiamo vogliano speronarci. Tutte e due le volte, dobbiamo fermarci ed alzare le pagaia al cielo in verticale, sperando di essere notati: quando arrivano a poche decine di metri dai nostri Voyager, tutti e due i "cafonauti" si sbracciano in ripetuti insulti, ampiamente ricambiati! Ma se le regole di precedenza in mare sono chiare e stabilite dal codice internazionale della navigazione, perché tutti insistono a passarci a prua? Rispetto ad un natante a motore, noi che siamo a remi abbiamo evidenti ridotte capacità di manovra, e nell'incrociare ogni altra imbarcazione "dovrebbe" passarci a poppa: "dovrebbe" essere chiaro a tutti, anche a 'sti "cafonauti" che forse hanno trovato la patente nautica tra le figurine delle patatine fritte. Perchè ci vogliono far prendere questi spaventi? Forse perché sono solo preoccupati di non spiaccicarsi contro un traghetto e di tutto il resto non gliene importa un fico secco. O forse perché gli è troppo faticoso alzarsi dalla poltrona del timone per guardarsi attorno!
All'arrivo a Paros tutto cambia: il pescatore sul suo bel gozzo colorato che incrociamo nell'ampio golfo di Alykis, dove siamo diretti, ci saluta e ci incrocia a poppa (lui si che è un vero marinaio!!!). Ci tocca in sorte un signore gentile a passeggio sulla spiaggia, che subito si offre di aiutare Mauro a tirare in secca i kayak.
Non facciamo a tempo a toglierci il sale di dosso che ci raggiunge Alexandros, il titolare del centro "Sea Kayak Paros": dice di averci visto arrivare, di avere visto le foto pubblicate da Manolis quando eravamo ancora ad Anafi e di essere molto curioso di conoscerci. Ci fornisce, mappa alla mano, tante utili informazioni sia su Paros che su Antiparos e Despotiko, le due isole vicine e all'apparenza ancor più attraenti dell'isola maggiore. Ci lascia il suo numero di telefono e ci dice di chiamarlo per qualsiasi necessità. Speriamo di ritrovarlo presto in mare, su un'isola o un'altra: è uno di quegli incontri che mettono di buon umore.
L'ultima cosa che ci dice Alexandros è che la taverna oltre la duna è ancora aperta...

Le acque sempre più turchesi che incontriamo risalendo la costa occidentale di Naxos
La breve sosta sulla spiaggetta a nord del capo Akrotiri Mikri Vigla
E io che faccio? Raccolgo conchiglie!
Ancora nuvole all'orizzonte 
Il primo campo sull'isola di Paros, nella bella baia di Santa Maria
Dopo avere messo piede su Naxos iniziamo ad esplorare Paros...

Venerdì 23 settembre 2016 - 92° giorno di viaggio
Ormos Santa Maria - Piso Livadi, Paros (15 Km)
Vento N 18-21 nodi (F5) - Mare mosso - Temperatura 22°C
La notte è stata secca e calda.
Abbiamo montato il telo esterno della nostra tendina: anche se non minaccia pioggia, è ormai arrivato il momento di usarlo.
La cala in cui abbiamo montato il campo è molto bella: non possiamo dire che è una cala "dieci e lode" perché dobbiamo ancora visitare tutte le altre, ma è certamente una delle nostre favorite. Così ridossata dal vento, di primo mattino offre lo spettacolo sempre emozionante dell'acqua immota e trasparente. Inoltre, la nostra tendina entrava giusta giusta in una rientranza della duna, tra una cornice di ginepri coccoloni che fanno da stenditoio per il nostro abbigliamento da kayak. In più, nessun altro arriva in spiaggia fintanto che noi non finiamo di fare colazione, di attrezzare i kayak e di riprendere il mare.
E' una mattinata davvero coi fiocchi.
Il forte vento da nord ci spinge a sud praticamente "gratis": lasciamo la baia in un batti baleno e costeggiamo il versante nord-orientale di Paros quasi senza degnarlo di uno sguardo, tutti presi come siamo a cavalcare le onde basse, ravvicinate e nervose create da questi 20 nodi di Meltemi mattutino. Ci dispiace un po' trascurare la costa, ma quando il mare si fa così accattivante non c'è più modo di distrarsi e di dedicarsi ad altro. Filiamo a quattro nodi non appena quel venticello gentile, che ci ha accompagnato per la prima parte, diventa un vento teso, che imbianca lo stretto tra Paros e Naxos e che solleva onde più alte e corpose. Adesso dobbiamo restare concentrati sulla navigazione perché i Voyager vogliono capire che andatura tenere: Mauro imposta subito la deriva in maniera corretta e fila dritto verso sud, io ci metto un po' più di tempo a scoprire cosa fare e per la prima mezz'ora mi ritrovo ad eseguire una serie di bordi che neanche una vela in regata. Poi però è puro divertimento: sfruttiamo le turbolenze che si creano sui capi più pronunciati, quando il vento già forte viene accelerato dalla conformazione della costa, e ci divertiamo a planare sulle onde come fossimo due biglie lanciate da una fionda. Ed è così per le due ore ed i 14 chilometri successivi.
Sbarchiamo per la pausa pranzo in una spiaggia riparata poco oltre il promontorio di Akrotiri Kratzi, che ospita uno dei tre fari dell'isola, anche questo un nano-faro su un traliccio dipinto di bianco (speriamo che gli altri due siano meno deludenti!). Per proteggerci ancor meglio dal vento, che continua a creare vortici e a nebulizzare l'acqua, troviamo riparo ai piedi della bassa scogliera color ruggine, come del resto fanno tutti gli altri bagnanti che sembrano essersi dati appuntamento sulla spiaggia proprio in concomitanza col nostro arrivo.
Quando si dice le coincidenze: nel controllare la posta elettronica, troviamo tra le altre una mail di Christine e Rodolfo, i due velisti svizzeri conosciuti ad Amorgos. Ci dicono di essere ormeggiati nel piccolo porto di Piso Livadi, appena un chilometro a sud della spiaggia su cui ci troviamo: se li raggiungiamo, ci offrono la cena. Detto fatto: modifichiamo i nostri programmi ed invece di continuare a sfrecciare verso sud col vento in poppa, ci fermiamo in porto, sistemiamo i kayak sulla spiaggia e ci laviamo, profumiamo e vestiamo in modo da poterci "presentare in società". Quando finalmente ci dirigiamo verso Janix, il loro bel catamarano, scopriamo che non c'è nessuno a bordo, ma sulla via del ritorno incontriamo tutti sul molo, Christine, Rodolfo e la loro amica Anita. E' subito festa: ci invitano a visitare la barca, ci invitano a cena (e non c'è modo di patteggiare una condivisione del conto) e ci invitano ancora a bordo per il bicchierino della staffa!
Un incontro di mare che non poteva essere più interessante!

Il nano-faro su Akrotiri Kratzi sulla costa orientale di Paros
Le belle scogliere appena a sud di Akrotiri Kratzi
La sosta al sole e al vento sulla spiaggia di Kalogeros
Una pausa pranzo diversa dal solito: i sassi non li ho messi io così!
La collina di Kefalos con la chiesa cospicua di Agios Antonios
La cena in compagnia a Piso Livadi

Sabato 24 settembre 2016 - 93° giorno di viaggio
Piso Livadi - Aliki, Paros (18 Km)
Vento N 22-26 nodi (F6) - Mare mosso con onde frangenti - Temperatura 21°C
Le chiacchiere ci hanno tenuti occupati fino a tarda notte.
Il vento ci ha tenuti svegli fino al mattino.
La sabbia ci ha invaso la tenda.
E' stata una serata indimenticabile ed una nottata d'inferno.
Appena svegli, all'alba delle nove, ci catapultiamo in uno dei bar del porto ed ordiniamo la nostra solita colazione iper-zuccherosa: ci servono dolci per riprendere energie. Christine, Anita e Rodolfo ci sorprendono sul fatto e si sganasciano dalle risate: "E' per questo che non riuscite mai a partire prima di mezzogiorno!"
E oggi risaliamo in kayak ben oltre le due del pomeriggio.
Assistiamo alla loro partenza e ci chiediamo se non sia il caso di restare a terra quando vediamo Janix prendere il mare in direzione delle Piccole Cicladi: con quelle onde al traverso, il catamarano saltella su è giù in maniera preoccupante. "Cerchiamo di raggiungere Schinousa e se il vento non ce lo consente, puntiamo verso sud in direzione di Ios", ci avevamo detto prima di uscire dal porto. Chissà dove saranno sbarcati ora i nostri amici velisti: glielo chiederemo con la prossima mail...
Il vento cresce durante tutta la mattinata e raggiunge i 30 nodi quando lo misuriamo dal molo di Piso Livadi. Le onde però sono sempre "schiacciate" ed il mare ci sembra più che navigabile.
Partiamo convinti che ci attenda un'altra giornata di puro divertimento in kayak.
E così è.
Il Meltemi ci spinge in maniera ancora più decisa di ieri.
Scivoliamo "gratis" verso il capo sud dell'isola e quasi non ci accorgiamo dei chilometri percorsi. Su alcune onde planiamo alla velocità di cinque nodi ed è un vero piacere mantenere l'andatura per goderci al meglio il vento in poppa.
Dobbiamo anche manovrare spesso, perché in ognuna delle baie che si aprono oltre i capi più pronunciati, lo stato del mare cambia in maniera sensibile ma evidente: è come se qualcuno si fosse divertito a lavorare a ferri una maglia stranissima, che man mano diventa più stretta. Dapprima le onde sono alte e lontane, con una trama chiara e ripetuta come quando si lavora solo a dritto e rovescio, dove il rovescio corrisponde, per chi si intende di maglieria ma anche per i neofiti, alle onde regolari che formano un disegno a rilievo sul mare. Poi arriva il secondo capo, e la seconda baia, e dopo il solito incrocio di correnti e di onde anomale sui bassi fondali, le onde diventano tutte un po' più basse e ravvicinate, come se la magliaia avesse cambiato i ferri per passare dal numero 6 al numero 4, che per i neofiti significa che il disegno a rilievo è un po' più piccolo e un po' più fitto. Dopo un altro capo, e dopo altre correnti e secche, il gioco di onde diventa ancora più serrato ed il lavoro a maglia sembra fatto coi ferri numero due, con un disegno sempre più minuto. E così fino all'ultimo capo, quando tutto si acquieta e non c'è più un'onda e la maglia sembra tutta lavorata a dritto...
Anche il cielo si riempie di un disegno nuovo: per la prima volta dall'inizio del viaggio vediamo dei cirri lunghi e sfilacciati, le nuvole che di solito accompagnano i venti forti.
Oggi il Meltemi è talmente forte, e sempre di spalle, che raffredda tutto. Quando provo a bere dalla borraccia che tengo nella tasca posteriore del giubbotto, ho un brivido di sorpresa e disappunto: l'acqua è ghiacciata, quasi come fosse stata conservata in frigorifero.
Nel momento in cui finalmente doppiamo il capo meridionale di Paros, entriamo in una zona morta: il vento non raggiunge questo tratto dell'isola ed il mare si spiana come una tavola.
Abbiamo tutto l'agio di visitare la grotta con la volta crollata che si apre subito ad ovest di Akrotiri Fanos e che subito riconosciamo perché Alexandros ce ne aveva a lungo parlato. Possiamo anche dedicare qualche lungo minuto all'osservazione della costa e notiamo che la bella e piccola cala di Ormos Petri è chiusa sul lato est da una formazione rocciosa inclinata e spiovente come una rampa di lancio missilistica. Poco oltre si intravede la nostra meta: il villaggio di case-vacanze di Aliki.
Sbarchiamo una prima volta sulla lunga spiaggia di Piso Aliki, ma è troppo ventosa ed esposta alle raffiche che scendono dalla vallata retrostante. Allora risaliamo in kayak e proseguiamo sin dentro il porticciolo turistico, ma la spiaggia del paese è troppo corta e troppo affollata. Dobbiamo andare ancora oltre, fin sotto il campo sportivo: è contornato da una rete oscurante di un bel color verde bottiglia, della stessa tonalità del telo esterno della nostra tendina. Non è solo per ragioni cromatiche che montiamo il campo lì sotto, ma anche perché quel provvidenziale telo verde è un perfetto scudo contro il vento. Non vogliamo passare un'altra notte in bianco e proprio perché dobbiamo recuperare il sonno mancato, alle nove siamo già in tenda. Dopo una velocissima tappa in taverna, manco a dirlo!

Dopo la notte insonne nel porto di Piso Livadi
Abbiamo anche avuto visite!
Col vento in poppa
La grotta con la volta crollata di Akrotiri Fanos a sud di Paros
L'ingresso della grotta ed il resto della costa meridionale di Paros
In versione autunnale allo sbarco ad Aliki
La prima colazione nella taverna sulla spiaggia di Aliki

Domenica 25 settembre 2016 - 94° giorno di viaggio
Aliki - Aliki, Paros (0 Km)
Vento N 17-20 nodi (F5) - Mare mosso - Temperatura 22°C 
Dormiamo la bellezza di dodici ore filate.
E senza subire la men che minima aggressione del vento sulla nostra povera tendina.
Sentiamo solo, prima di addormentarci, gli ululati del Maltemi sui cavi elettrici.
Decidiamo ancor prima di fare colazione che oggi sarà una giornata di riposo. Complici il Meltemi che ancora imperversa su Paros ed Antiparos, la necessità di un ulteriore recupero di ore di sonno e quella taverna sulla spiaggia così accogliente (e con una connessione così veloce) da farci trascorrere, accampati su uno dei suoi tavoli, quasi tutta la giornata.
Ed ecco che così, tra una omelette, alcune birre ed una cena abbondante (stavolta consumata in tutta tranquillità), siamo pronti per la pubblicazione di questo nuovo post.