SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

Fin dalla prima volta che ci siamo avventurati sul Mar Egeo, abbiamo fantasticato di pagaiare per un lungo periodo tra le sue innumerevoli isole... senza avere l'assillo di dover finire nel tempo a disposizione quello che ci eravamo prefissati.
Ora questa aspettativa si è concretizzata: il viaggio inizia a fine giugno con un biglietto di sola andata...
Quando avremo finito le Isole Cicladi... torneremo a casa...
Tatiana e Mauro

Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!


giovedì 29 settembre 2016

Antiparos, Despotiko e Strongylo: tre peripli mancati!

Lunedì 26 settembre 2016 - 95° giorno di viaggio
Aliki, Paros - Aghios Georgios, Antiparos (23 Km di cui 2 di traversata)
Vento N 18-21 nodi (F5) - Mare poco mosso nello stretto - Temperatura 22°C
Ci svegliamo proprio di fronte a Sikinos.
L'isola che abbiamo costeggiato ai primi di agosto è completamente disabitata sul suo versante settentrionale, quello che vediamo ora da Paros. Di notte non c'è neanche una luce a segnalare la sua presenza, ma con le prime luci del mattino il suo bel profilo allungato si staglia chiaro all'orizzonte.
E' bello riconoscere da lontano le isole attorno alla quali abbiamo pagaiato tempo addietro: è come interiorizzare la geografia studiata prima solo in teoria e dare una forma tridimenisonale alle mappe nautiche a lungo consultate. E' bello e utile, anche, perché ti permette di trovare una giusta collocazione nello spazio. Aiuta a ritrovarsi.
Io che non riesco mai a ricordare i nomi dei luoghi se non dopo averli visitati, mai prima, sono due volte più contenta di questo lungo viaggio alle Cicladi perché per anni ho cercato, senza successo, di memorizzare le varie isole greche e soltanto ora sto dando un volto a Milos, Folegandros, Amorgos e a tutte le altre di cui a lungo avevo sentito parlare, senza sapere bene dove collocarle. Adesso so esattamente come si chiamano, dove si trovano e come sono fatte: il loro profilo lontano mi ricorda dove sono stata e mi dice dove sono adesso. Mi rassicura.
Oggi non è una giornata facile.
Il Meltemi s'è svegliato ben prima di noi e ha cominciato già all'alba a far ululare i fili della luce sopra la nostra tendina, a far ondeggiare le tamerici intorno a noi e a far sbatacchiare la rete verde del campo sportivo alle nostre spalle. E continua a soffiare forte e deciso per tutto il giorno.
I primi sei chilometri verso nord lungo la costa occidentale di Paros sono lenti e faticosi, specie quando le raffiche si liberano sul mare dopo avere percorso la lunga vallata dove è stata da poco completata la costruzione del nuovo aeroporto. Queste turbolenze sono sempre improvvise ed imprevedibili e rendono la navigazione molto travagliata, anche se ci incaponiamo a cercare riparo vicino alla scogliera. Forse dovremmo navigare al largo come fanno le barche a vela, così da evitare le folate più antipatiche, quelle che arrivano a terra già molto forti e che non appena sfogano in mare accelerano in maniera pazzesca: producono mulinelli, nebulizzano l'acqua e creano frustrazioni di vario tipo...
Capiamo che è giunto il momento di traversare su Antiparos quando il mare ed il cielo si riempiono delle vele colorate dei kite-surf: sfrecciano avanti e indietro dalla spiaggia che si affaccia proprio nel punto più stretto del canale tra le due isole, regalano un gioco di colori affascinante ma anche un intrico di cavi preoccupante per noi "estranei".
Tagliamo col vento e le onde al traverso e dopo appena due chilometri siamo di là, sull'isola minore che sembra in tutto simile alla sorella maggiore.
La costa di Antiparos, come quella di Paros, è infatti punteggiata di case e casette, tutte bianche ma tutte diverse, perché l'architettura cicladica non è poi tanto rispettata fuori dai centri abitati e dai villaggi tradizionali. Si susseguono senza soluzione di continuità ville a uno o due piani, con grandi balconate e ampie tettoie e giardini curati e fioriti; alcune hanno questa caratteristica stilistica, curiosa e piacevole, delle pietre a vista qua e là nell'intonaco bianco, non intere pareti come era a Kea e Kithnos, ma soltanto alcuni inserti sulle mura esterne (e deve forse essere tipico della zona, perché ne avevamo viste anche alle Piccole Cicladi, e persino qualche chiesetta dell'isola ha le pietre grezze incassate nell'intonaco bianco). Comunque, sono già tutte chiuse e trasmettono un certo senso di malinconia. E di rabbia, anche, quando leggiamo sulla mappa uno dei miei appunti: Antiparos è abitata da 800 persone in inverno e da 40.000 in estate!
Come Paros, anche Antiparos ha morbide colline brulle e spoglie che scendono dolcemente verso il mare, tante chiesette che si confondono tra le ville chiuse, qualche mulino abbandonato e qualcuno ristrutturato e qualcun altro addirittura finto, ricostruito in cemento armato. Come Paros, anche Antiparos vanta tantissime spiagge, non tutte sono segnalate sulla carta, che si aprono lungo la costa bassa, rocciosa e rossastra: in ogni baia, anche la più minuta, si annida una lingua di sabbia o di ciottoli, qualche tamerice ed alcuni ombrelloni ormai inutilizzati.
In mare oggi ci siamo solo noi e i kiter, in spiaggia non vediamo nessuno, forse per il forte vento, forse per la stagione ormai inoltrata. Facciamo una breve sosta in una caletta ridossata nei pressi della più famosa spiaggia attrezzata di Soros, dove i fondali bassi e sabbiosi creano invitanti riflessi verdi e blu. L'acqua è ancora calda, supera ormai la temperatura dell'aria di un paio di gradi, ma per noi non è poi così invitante, non al punto da farsi un bagno. Il sole, invece, è ancora capace di cuocere a dovere ed è un vero piacere sentire ancora i suoi morsi sulla pelle: pensavamo ormai di non averne più l'occasione.
Quando riprendiamo la navigazione filiamo dritti verso sud.
Col vento in poppa è tutta un'altra storia: è facile, divertente, elettrizzante. Voliamo sulle onde e non ci accorgiamo quasi delle distanze percorse. E' quando diciamo che pagaiamo "gratis", perché il kayak sa cosa fare e fa tutto da solo. Noi dobbiamo solo governare la deriva, calibrare la pagaiata e goderci il mare. Per il resto, è tutto un fluire, uno scorrere, un andare veloci sull'acqua mossa e fresca del primo pomeriggio. Anche se tutta questa esaltazione da "navigazione a razzo" nasconde un retro-pensiero molto meno esaltante, perché sappiamo bene che quel che il Meltemi regala poi rivuole indietro, come un amante risentito: sappiamo già cosa ci aspetta da qui a breve...
La costa meridionale di Antiparos è spettacolare: insenature incantevoli sormontate da collinette completamente disabitate sul versante orientale e scogliere strapiombanti da lasciar senza fiato su quello occidentale. C'è solo una chiesetta con qualche casetta attorno al capo sud di Faneromeni, poi c'è questo ultimo lembo di terra ad uncino, contornato da scogli e secche e poi è tutto un susseguirsi di falesie straordinarie, di origine vulcanica e dai colori più disparati: massi neri, concrezioni rosa e rosse, pareti bianche e gialle, picchi grigiastri e volute arancioni. Un arco naturale, una grotta, una serie di scogliere a picco sul mare blu, sempre increspato dal vento, più forte man mano che risaliamo verso nord.
Gli ultimi cinque chilometri ci fanno sputare i polmoni: tutti controvento! L'amante s'è risentito!
Ma ne valeva la pena: la cala è piccola e accogliente, la spiaggia deserta, la taverna vicina. La risacca ci culla con onde che arrivano a tre a tre: le prime più grandi e rumorose che sembrano volersi mangiare la battigia per entrare in tenda, le seconde invece più timide e leggere, tanto che per qualche momento resta tutto silenzioso e come in sospeso, finché non passano anche le terze.
Il cielo di notte si riempie di stelle e la Via Lattea è più visibile e vicina che mai.

La partenza da Aliki, su Paros
La costa meridionale di Paros
La costa orientale di Antiparos
La costa sud-occidentale di Antiparos
Appena doppiato il capo meridionale di Antiparos, Akrotiri Kavos Skilos
La roccia aquila
Le scogliere di origine vulcanica della costa sud-ovest di Antiparos
L'arco naturale nei pressi di Akrotiri Mastichias su Antiparos
Navigando verso la laguna tra Antiparos, Tsimindri e Despotiko...

Martedì 27 settembre 2016 - 96° giorno di viaggio
Aghios Georgios - Aghios Georgios, Antiparos (4 Km)
Vento N 22-25 nodi (F6) - Mare molto mosso - Temperatura 22°C
Giornata strana.
Siamo tutti e due pigri e stanchi.
L'idea era di fare il giro di Despotiko, l'isola disabitata che si apre a sud di Antiparos, oltre una laguna chiusa ad ovest da un terzo isolotto, Tsimindri, posto proprio nel mezzo dello stretto così da bloccare l'ingresso alle onde. E' una baia molto protetta, usata in passato dai pirati come rifugio per le proprie navi e oggi prediletta dai velisti, a giudicare dal numero crescente di barche che stazionano in rada.
Capiamo di dover cambiare programma: il mare è grosso, oggi, molto grosso. Non ci sembra affatto navigabile. Non là fuori, almeno, oltre la baia protetta in cui stiamo ancora navigando, ben ridossati dalle scogliere rocciose dell'ultimo tratto della costa meridionale di Antiparos. La baia è battuta dal vento, come ieri quando siamo arrivati, ma al suo interno non crescono i frangenti: l'acqua limpida, bassa e di un bel verde smeraldo è solo increspata dalle raffiche che regolari entrano nel canale che separa le isole. In mare aperto, invece, è tutta un'altra storia: cavalloni bianchi si rincorrono in ogni dove, irregolari e spumeggianti, alti un paio di metri e con le creste tutte arruffate dal vento forte che spazza anche la costa, ricoprendola di spuma densa come quella del bagno-schiuma.
E' facile modificare i piani quando c'è intesa: con Mauro ci scambiamo un rapido sguardo, ci facciamo segno di tornare indietro e ci ritroviamo subito d'accordo sul da farsi. Con poche pagaiate siamo già al moletto ridossato sull'isola di Despotiko, quello usato per le visite giornaliere agli scavi archeologici.
Appena scendiamo a terra capiamo che c'è qualcosa di particolare sull'isola e all'intorno: il vento è più forte del previsto, lo misuriamo con l'anemometro e leggiamo sullo schermo 50 chilometri orari (che corrispondono a 27 nodi). E' un po' più forte di quanto annunciato dalle previsioni meteo, ma non è tanto il vento a stuzzicare la nostra curiosità quanto il mare. Dall'alto della scogliera si vede bene che è tutto in ebollizione. Forse la conformazione a mezza luna della costa settentrionale di Despotiko, forse la presenza di bassi fondali, forse la vicinanza della costa occidentale di Antiparos: tutto contribuisce a fare impazzire le onde, come palline in un flipper. Il mare così disordinato ci ricorda quello incontrato a Kimolos, quando nella caletta in cui eravamo sbarcati era tutto calmo e tranquillo e fuori c'era una specie di finimondo, oppure quello ancora più inquietante che circondava Makeres, l'isoletta del Diavolo, quella intermedia tra Naxos e Donousa che durante la traversata ci aveva fatto penare sia all'andata che al ritorno. Un conto è ritrovarsi nel mare grosso quando si è già in navigazione, un conto invece è infilarcisi di proposito. Oggi facciamo bene a restarcene a terra e ad andare a vedere gli scavi. Avevamo pensato di visitarli a fine giornata, una volta completato il periplo dell'isola, invece la giornata la cominciamo seguendo il sentiero che corre nella macchia e raggiunge il sito archeologico deserto ma sempre aperto al pubblico.
Gli scavi sono iniziati nel 1997 e da allora proseguono le ricerche. Si tratta del più esteso santuario cicladico dopo Delos, costruito dalla popolazione di Paros nel VI sec. A.C., anche se ci sono tracce di frequentazione del sito sin dall'VIII sec. A.C. Sono stati rinvenuti i resti di templi dedicati ad Apollo, ad Artemide e ad Estia e l'area interessata dagli scavi è molto vasta: sono state portate alla luce colonne, capitelli e statue, un'area votiva centrale di forma semicircolare e molte offerte votive tra statuette, gioielli e vasellame. Il tempio principale è affiancato sui due lati da alcune strutture ausiliari per i sacerdoti e per i devoti, chiaramente individuabili dalla presenza di un grande bacino in marmo per le abluzioni e per la preparazione dei riti sacri: ben 13 edifici sono stati individuati in diverse posizioni su Despotiko e altri 5 persino su Tsimindri, l'isoletta alla quale era un tempo collegata da un istmo sabbioso oggi mangiato dal mare. Sono state ritrovate anche delle sepolture particolari, che hanno suscitato l'interesse degli archeologi e hanno assicurato al gruppo di studiosi altri fondi per le ricerche: un uomo inumato in posizione fetale sotto la parte centrale del tempio maggiore, una sepoltura di solito riservata a persone di rango, mentre si trattava forse di un modesto operaio, perché mancano i doni preziosi che di solito venivano adagiati nella tomba di un personaggio facoltoso. I pannelli illustrativi sono solo quattro o cinque e molte zone sono state volutamente ricoperte, forse in attesa di nuovi fondi o forse per proteggerle dalle intemperie. Tutta la zona è recintata con una rete malmessa e la chiusura del cancello è una semplice corda annodata. Come ci è successo a Creta, apprezziamo di ritrovarci in pe rfetta solitudine in un sito archeologico tanto interessante: si riesce a percepire la vita di quel tempo andato meglio che in una qualsiasi visita guidata.
Usciamo e torniamo verso i kayak.
Dopo la visita culturale ci concediamo un pranzetto al riparo di un casotto di mattoni posto nel bel mezzo di un campo che deve essere stato arato qualche anno addietro, ma che adesso è pieno di pietre e di buche scavate dalla capre nella loro incessante ricerca di qualcosa da brucare. Le capre sono le padrone indisturbate dell'isola ed un pastore viene in caicco a dar loro da bere e da mangiare. Viveva forse nel casolare costruito sulla sommità della collina che sovrasta gli scavi e che ora sembra un po' diroccato. I pascoli intorno devono essere tutti pieni di reperti archeologici, anche se di minor importanza, se solo a "grufolare" per dieci minuti io trovo tra le zolle smosse una decina di manici, colli e fondi di anfore.
Finito di mangiare (e di "razzolare"), torniamo ad Antiparos: cambiamo spiaggia, spostandoci un poco verso ovest, solo per essere più vicini alla pittoresca taverna sul mare di Capitan Pepinos, che già avevamo adocchiato in mattinata e che ha acceso le nostre fantasie culinarie.
Come al solito, restiamo soli in spiaggia sul far del tramonto e possiamo montare la tenda ancora prima di andare a cena.

L'ingresso controvento nella laguna a sud di Antiparos
Gli scavi archeologici di Despotiko
Le curiosità incomprensibili dell'Uomo di Ferro
Ritrovamenti
Primo mattino sulla spiaggia di Aghios Georgios su Antiparos, di fronte agli scavi di Despotiko
Il nano-faro di Despotiko 
La costa meridionale di Despotiko
I faraglioni della costa meridionale di Despotiko

Mercoledì 28 settembre 2016 - 97° giorno di viaggio
Aghios Georgios - Ormos Peramataki, Antiparos (21 Km di cui 7 di traversata)
Vento N 21-25 nodi (F6) - Mare molto mosso - Temperatura 22°C
Ci svegliamo tardi. E tardi ripartiamo.
Ci lasciamo alle spalle lo spettacolo poco edificante della lottizzazione di Aghios Georgios. Se le informazioni che abbiamo raccolto nel corso delle nostre ricerche sono corrette, deve esserci stata una grande speculazione su questa zona dell'isola, visto che Giacon, l'autore di "Magico Egeo: guida alle isole della Grecia", dice che nel 2000 non era ancora stato edificato, e visto che una delle guide turistiche consultate, la Routard del 2002, diceva che all'epoca era ancora tutto fermo. Dal vivo nel 2016 è tutto costruito! Salvo le due o tre case con i mulini a vento accanto, che dovevano essere già qui ben prima della lottizzazione, tutte le altre sono case-vacanze e ville con giardino, collegate tra loro da strade cementate che incidono le morbide colline affacciate su questa baia protetta e bellissima. Bellissima nonostante l'edificazione selvaggia. Peccato, però.
Noi pensavamo di completare il periplo di tutte le Isole Cicladi, tanto il viaggio è aperto e se il tempo è brutto possiamo permetterci di aspettare che volga al bello. Ma per il prossimo fine settimana è prevista una finestra di calma di vento di appena due giorni, ideale per riuscire a traversare da Paros a Rinia: è la seconda traversata verso nord, dopo quella da Santorini ad Ios, ed è anche la più lunga, circa trenta chilometri. Siccome non vogliamo perdere l'occasione, dobbiamo risalire Antiparos e Paros e raggiungere in tempo il punto più favorevole per affrontare la traversata. Altrimenti rischiamo di restare bloccati per un'altra settimana di vento forte su Paros o Antiparos, che saranno anche isole intriganti e tutte da esplorare ma questo viaggio aperto non è poi infinito... Questo significa anche che nei prossimi due-tre giorni dovremo pagaiare verso nord, anche col vento contrario. Il Meltemi non sembra affatto interessato ad assecondare i nostri piani e per oggi e domani sono previsti ulteriori aumenti.
Dobbiamo così prendere una decisione drastica e sofferta: rinunciare al periplo di Despotiko, perchè il mare fuori dalla laguna è ancora più arrabbiato di ieri.
Scegliamo invece di raggiungere il suo nano-faro sul capo sud-est e di costeggiare per un tratto la sua costa sud, fin dove rimane ridossata dal vento, anche se sempre interessata da forti turbolenze. Ci portiamo fino alla bella cala di Livadi, per ammirare la profonda spiaggia ancora attrezzata con una decina di ombrelloni di paglia e contornata da dune sparse e da una fitta macchia mediterranea. Ci affacciamo anche al capo ovest dell'isola, Akrotiri Pounta, per vedere il mare grosso che cresce ancora di più nello stretto tra Despotiko e Strongylo, un'altra isoletta che avremmo voluto visitare ma a cui dobbiamo rinunciare. Rinunciamo anche, molto a malincuore, a completare il periplo di Antiparos, perché è impensabile risalire nei tempi programmati la sua costa occidentale, così com'è adesso battuta dal vento e dalle onde. Peccato per le due calette di Mikra e Meghala Monastiria: ci avevano acceso una certa curiosità, sia per la collocazione, così incassate al centro della costa ovest di Antiparos come due piccoli fiordi, e sia perché Alexandros ci aveva detto che la più piccola a nord è particolarmente bella. Peccato anche per il periplo mancato, anzi per i tre peripli mancati, ma sappiamo da sempre che non siamo tanto noi a decidere il programma di viaggio quanto il Meltemi ad imporcelo: ed in questi giorni sta facendo davvero il bello ed il cattivo tempo!
Pensiamo a quanto sia diverso il mare, anche nello stesso giorno: basta spostarsi un po', cambiare luogo, passare all'altro versante dell'isola, per vedere quanto cambia questo mondo liquido e blu, da grosso e ruggente a piatto e tranquillo. Se a nord di Despotiko c'erano cavalloni impazziti, frangenti spumeggianti e folate fredde e dispettose, qui a sud ci ritroviamo a pagaiare su una tavola piatta come l'olio, solo increspata di tanto in tanto dalle raffiche che scendono dalle gole, ma non c'è più traccia di onde e spruzzi. Sembra di essere entrati in un universo parallelo.
Ci regaliamo una traversata improvvisata, dal capo sud-occidentale di Despotiko a quello meridionale di Antiparos, per sfruttare il vento che appena un poco al largo di Despotiko soffia deciso come a volerci rispedire a Sikinos. Traversiamo nel vento, anzi col vento al mascone intanto che lasciamo Despotiko e col vento al traverso man mano che raggiungiamo Antiparos. E' una traversata divertente di appena sette chilometri che effettuiamo col solito perfetto traghetto, dovendo compensare di almeno quindici gradi lo scarroccio provocato dal vento e la deriva provocata dalla corrente, che sembra non mancare mai in questi stretti tra le Isole Cicladi ma che ormai abbiamo imparato a "sentire" anche se il portolano non ne fa menzione.
Facciamo una breve sosta in una caletta ridossata nei pressi del capo sud di Antiparos, Akrotiri Kavos Skilos, disseminato di scogli e secche, ma senza neanche l'ombra di un faro. Non appena doppiamo l'ultima propaggine meridionale dell'isola, ci toccano quattro chilometri controvento: quattro chilometri in quasi due ore! Una lentezza snervante! Che ti chiedi perché diavolo ti sei infilato in una situazione del genere! Faticose: 'ste sfacchinate controvento son davvero faticose, specialmente a fine giornata. Che sembra non ci sia un ridosso da nessuna parte, né di là dal capo, neanche dietro quell'isolotto, nemmeno in quelle caletta rientrata. Niente, da nessun parte troviamo un riparo dal vento: ovunque lungo costa c'è solo vento forte, che soffia in direzione contraria, ovviamente!
Noi vogliamo a tutti i costi raggiungere quella spiaggia laggiù, su cui avevamo già fatto una sosta l'altro ieri mentre scendevamo "gratis" nel vento. Vogliamo arrivare là perché per la notte dobbiamo trovare un luogo adatto anche per la nostra povera tendina, abbastanza riparato dal vento da non esporla ad inutili maltrattamenti. Visto che le previsioni danno vento costante giorno e notte, diventa fondamentale cercare sempre una bella caletta con delle tamerici o delle scogliere che ci offrano un riparo adeguato, altrimenti rischiamo di rompere un altro paletto come è capitato l'altra sera (ed è il secondo del viaggio - ne abbiamo portati cinque di scorta, quindi ne mancano altri tre!)
Sbarchiamo che la cala è già in ombra ed avvertiamo subito il calo repentino della temperatura: ci infiliamo il cappello di pile e la tuta della FICK, quella azzurra con la scritta Italia sul petto e Canoa-Kayak sulla manica che la federazione ci aveva consegnato in occasione del viaggio in Scozia del 2008 e che ci ha accompagnato in molti altri viaggi invernali.
Non andiamo a cena in taverna, stasera, ma ci godiamo la Via Lattea, ancora più luminosa dei giorni passati. Abbiamo montato la tenda sotto la costellazione del Delfino: che sia di buon auspicio e domani si possa giocare tra le onde come fanno i delfini, invece di sputare il cuore a risalire contro vento!

Altri faraglioni sulla costa meridionale di Despotiko
La bella spiaggia di Livadi su Despotiko
La caletta ridossata sul costa sud-ovest di Antiparos
Il campo sulla spiaggia nella baia di Peramataki su Antiparos
I colori del mare sono straordinari
Lo sbarco-svacco a Pano Psaraliki ad Antiparos
Uno dei mulini di Antiparos
L'ingresso del Kastro di Antiparos
Dopo aver messo piede su Antiparos e Despotiko torniamo ad esplorare Paros...

Giovedì 29 settembre 2016 - 98° giorno di viaggio
Ormos Peramataki - Pano Psaraliki, Antiparos (9 Km)
Vento N 21-25 nodi (F6) - Mare mosso - Temperatura 22°C
Ci sveglia il sole. Entra in tenda alle otto del mattino e ci scalda fino a farci sudare. Una bella sensazione, dopo i brividi di freddo di ieri sera.
Lo stretto tra Antiparos e Paros è già pieno di frangenti e con la corrente che entra da nord sembra quasi un fiume in piena.
Controlliamo per l'ennesima volta le previsione meteo: sono confermate. Confermiamo allora anche i nostri programmi. Oggi ci tocca una tappa faticosa: tutta contro vento!
E ripensando alle due ore di ieri mi viene male. Ecco, vorrei che il folletto-schiavetto pagaiasse al posto mio, quando c'è 'sto vento contrario. Tutta 'sta fatica per 'sti pochi chilometri! Tre ore a pagaiare con la testa bassa, piegata nel vento: la mano alta aperta, il braccio basso teso, a favorire la rotazione del busto, la spinta alternata delle gambe, tutto volto a facilitare la risalita di questi faticosi lunghi e sudati nove chilometri contro vento.
Ma all'arrivo veniamo ripagati: il porto di Antiparos è raccolto e pittoresco, pieno di caicchi per le escursioni giornaliere, ormai tutti all'ancora che dondolano assopiti lungo la banchina principale; la Chora è molto curata e caratteristica, con casine bianche lungo la strada pedonale, dove negozi e ristoranti sono già quasi tutti chiusi; il Kastro al centro del paese, sulla vetta della collina che domina il mare, proprio sul promontorio più settentrionale dell'isola, è l'unico insediamento di Antiparos ed è un chiaro esempio di cittadella fortificata. Il castello in pietra è circondato da abitazioni a tre piani, tutte affiancate le une alle altre, con una scalinata che porta ai piani superiori e che scende nel cortile centrale e con le mura esterne che costituiscono la fortificazione vera e propria del Kastro. Costruito nella metà del XV secolo durante la dominazione veneziana, conserva molti elementi architettonici originali, sebbene siano evidenti le numerose alterazioni, sia passate che recenti. La visita si conclude in pochi minuti, passeggiando pigramente tra le arcate e le scalette e gli angoli domestici, e l'ambiente è molto suggestivo perché si respira l'atmosfera dei tempi in cui si doveva vivere asserragliati tra quattro mura.
Sulla via del ritorno verso il mare ci fermiamo in una delle rare taverne ancora aperte e possiamo la serata al riparo dal vento, rifocillandoci a dovere ed aggiornando il blog.
I nostri due panfili sono tirati in secca sulla spiaggia frequentata dai numerosi appassionati di wind-surf e kite-surf, che con le loro vele colorate aggiungono tinte forti ai colori già intensi del mare. Lo stretto è ancora e sempre un fiume in piena e per la notte dovremmo ancorare bene i piedi della nostra tendina e tirantare ancor meglio il telo esterno, che ormai montiamo sempre.
La temperatura scende di un paio di gradi non appena scende il sole, ma per fortuna la serata è secca. Speriamo di dormire bene, di un sonno profondo e di tante ore filate, come nelle notti passate. Speriamo di svegliarci pronti per affrontare un'altra giornata controvento, quella necessaria per raggiungere Parikia, la Chora di Paros. Speriamo anche di risalire il giorno dopo, domenica, la costa settentrionale di Paros fino al borgo marinaro di Naousa e di fare sosta in uno dei suoi "deliziosi ancoraggi", come li definisce il portolano, ideali per affrontare la traversata su Rinia...

1 commento:

  1. I commenti su Facebook (28 settembre 2016):
    https://www.facebook.com/tatiana.cappucci/posts/1211876312166606
    Il Meltemi scombussola i nostri piani...

    Daniel Forcier: superbe

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