Panormos - Ormos Agali, Tinos (37 Km)
Vento N 14-17 nodi (F4-5) - Mare mosso - Temperatura 18°C
E' tornata l'ora solare: puntiamo la sveglia per essere sicuri di alzarci all'ora giusta.
La partenza è comunque molto lenta: abbiamo perso la mano a smontare il campo e a riporre tutto nei gavoni. Oggi il puzzle prende più tempo del solito e alcuni pezzi sembra non vogliano proprio tornare al loro posto.
Quasi ci dispiace di lasciare Panormos: ci siamo affezionati a questo piccolo borgo marinaro silenzioso e tranquillo.
Il nostro "vicino di casa", il pescatore che qualche giorno addietro ci ha chiesto tutte quelle informazioni sul nostro viaggio, esce dalla porticina aperta a pochi metri dal mare, sulla spiaggia dove abbiamo lasciato dormire i kayak per sette notti (miii, sette notti!): ci dice che il mare è ancora molto mosso, oggi, che non ci conviene partire e che forse dovremmo aspettare ancora. Ma noi siamo più affezionati al mare che ai posti visitati: gli rispondiamo che ci sentiamo pronti a riprende il mare, che oggi il vento sembra meno forte dei giorni passati e che siamo impazienti di completare il periplo dell'isola. Ci guarda perplesso, come si guardano dei marziani, e ci saluta poco convinto: forse pensa di rivederci ancora tra qualche ora, com'è capitato tre giorni fa.
Nel golfo di Panormos il mare è tranquillo come lo era l'altro giorno. Il vento avvolge l'isolino del faro e fa increspare l'acqua appena fuori dal porto del paese. Le onde per il momento non si fanno vedere.
Appena fuori dal golfo, invece, troviamo il mare mosso, pieno di onde lunghe e alte, spesso frangenti, ma per fortuna è meno aggressivo di quello che ci aveva rispedito a terra.
Quel capo di rocce verdi brillanti che NON avevamo raggiunto allora, oggi si avvicina in men che non si dica: viaggiamo spediti a 6-7 chilometri orari, come se ci fosse un motorino dietro i kayak che li spinge avanti a velocità sostenuta. Una bellezza.
Passiamo con facilità anche il secondo promontorio, più pronunciato del primo e sempre macchiato di rocce verdi. Con poche pagaiate arriviamo anche al golfo di Kolimbithra, sei chilometri più in là, protetto da una serie di piccole isolette verdastre ed articolato in due ampie baie interne, con quattro spiagge, una chiesetta bianca ed un grande albergo a tre piani che il portolano definirebbe cospicuo e che a noi sembra semplicemente orrendo.
Poco oltre si apre una bella cala tra le scogliere rocciose, Ormos Skliros: il vento sembra fermarsi sul capo, la spiaggia di ciottoli è ampia e deserta, il mare raggiunge la riva con poche onde arruffate. Sbarchiamo per una breve pausa e per divorare una barretta di semi di sesamo e miele.
Ripartiamo in fretta perché le previsioni annunciano un rinforzo del vento ed un aumento delle onde a partire dalle tre del pomeriggio e noi vogliamo doppiare il capo nord-est dell'isola prima che il mare si arrabbi troppo. Ma il Meltemi arriva in anticipo e quando raggiungiamo il bel promontorio di Akrotiri Papargyros le onde sono già tutte bianche. E alte. E ravvicinate. E fredde! Spesso quei due metri d'acqua non si limitano a salire e a scendere, ma anche a precipitare sui ponti dei nostri kayak e più spesso ancora ad inzuppare le nostre storiche giacche d'acqua (che da tempo immemore non sono più impermeabili: ogni spruzzo è un brivido!)
Ci sono due escursionisti-fotografi affacciati alla balconata del faro, costruito su un capo tutto guglie e punte e rocce rossastre: i loro profili si stagliano controluce dall'alto e visti dal mare sembrano due piccoli soldatini. Noi per loro saremo forse due gusci di noci: si legge sulle loro facce, per quanto lontane, che ci considerano due pazzi tra i marosi. Sotto al faro, infatti, la lavatrice sembra impostata sul programma "centrifuga capi mooooolto sporchi" e si diverte a creare onde mooolto alte ed incroci mooolto stretti: sarebbe bello restare qua sotto a giocare a scacchi con i frangenti, evitando quelli più aggressivi, salendo su quelli più morbidi ed agganciando quelli più piccoli; sarebbe anche molto bello rimanere a scattare qualche fotografia a questi pinnacoli liquidi alti anche un metro che si creano ogni qualvolta si scontrano l'onda d'arrivo e quella di ritorno, in un continuo gioco di abbracci inestricabili dentro i quali rischiamo di finire ad ogni pagaiata. Meglio proseguire in fretta, perché il vento aumenta ed il mare cresce e con loro il freddo diventa pungente.
Una volta sulla costa orientale dell'isola, col vento che spinge alle spalle e con le onde che incalzano i kayak, filiamo per otto chilometri a quasi quattro nodi: quanto tempo era che non pagaiavamo col vento in poppa! Una favola! E' sempre un regalo grande, troppo grande, perché si scivola sull'acqua senza fare quasi nessuna fatica. Temiamo che il Meltemi abbia in serbo per noi qualche scherzo maldestro, tipo farci faticare controvento per gli ultimi chilometri e farci perdere il sorriso che invece ora si allarga evidente noi nostri volti. Invece non succede niente e passiamo anche il capo sud-est con estrema facilità.
Esce anche uno sprazzo di sole, che timido si intrufola tra le nuvole e che subito si rintana dietro le loro volute, per tornare poi a tratti ad illuminare il mare.
Passiamo davanti alla cala in cui siamo arrivati dopo la traversata da Mikonos, in quel lontano 9 ottobre: facciamo ciao ciao con la manina alla spiaggia su cui abbiamo montato il primo campo su Tinos e chiudiamo perfettamente il periplo dell'isola.
Avanziamo verso la Chora di Tinos che è l'ora del tramonto: in altri momenti quel riverbero sull'acqua, così intenso e così ampio, ci avrebbe dato molto fastidio, costringendoci a strizzare gli occhi fino a portare la palpebre a baciare le sopracciglia. Oggi invece non ci disturba affatto: siamo così contenti di avere ripreso finalmente a navigare, dopo troppi giorni di sosta forzata, che non ci importa niente di onde dispettose e brividi di freddo e riflessi dispettosi.
Eccoci al circolo nautico della Chora di Tinos.
In un attimo tiriamo in secca i Voyager: dobbiamo essere veloci a cambiarci perché siamo tutti bagnati, dalla testa ai piedi, visto che i pantaloni semi-stagni lo sono ormai soltanto di nome e incamerano talmente tanta acqua che allo sbarco ci muoviamo come due astronauti, con tutto quel peso finito nei calzari! Appena scende il buio, ormai alle sei di sera, in men che non si dica ci dirigiamo a passo di marcia verso il nostro "gyros" preferito, quello scoperto all'altra sosta forzata in città.
Dopo tanto mare, tanto cibo, come degna conclusione di una giornata impareggiabile.
L'ultimo saluto a Panormos, il villaggio di Tinos in cui abbiamo vissuto per un'intera settimana! |
Verso quel famoso capo di rocce verdi che soltanto tre giorni fa ci aveva respinto |
Proprio mentre il mare cresce... |
La breve sosta nella caletta di Skliros sulla costa nord di Tinos |
Appena superato il faro del capo nord-est di Tinos |
La costa orientale di Tinos col vento in poppa |
L'arrivo alla Chora di Tinos all'ora del tramonto sull'irraggiungibile Syros |
Una delle colombaie restaurate alle porte della Chora di Tinos |
L'unico mulino trasformato in colombaia in cui ci siamo imbattuti a Tinos |
Lunedì 31 ottobre 2016 - 130° giorno di viaggio
Ormos Agali - Ormos Agali, Tinos (0 Km)
Vento N 13-16 nodi (F4) - Mare molto mosso - Temperatura 17°C
Ci svegliamo ben prima che suoni la sveglia: l'abbiamo puntata per non tardare a traversare da Tinos a Syros. Le previsioni di ieri sera davano venti da nord in attenuazione ed onde alte "appena" un metro. Il cielo però s'era coperto di un denso strato di nuvole scure, che nascondevano le stelle e riflettevano le luci della città di Mikonos: non sembravano annunciare niente di buono. Stamattina, infatti, le tamerici si lamentano, la tenda sbatacchia e le nuvole corrono veloci in cielo.
Il Meltemi si è svegliato ben prima di noi e con tutt'altre intenzioni. Ci pieghiamo ai suoi voleri e a malincuore ci prepariamo a trascorrere un'altra giornata a terra: per le forti raffiche fatichiamo a ripiegare e a mettere via tutto, e meno male che, come al solito, scegliamo angolini riparati, sennò chissà che folate!
Camminando chini controvento, raggiungiamo il nostro bar preferito per la prima colazione: è ormai mezzogiorno suonato quando ci rendiamo conto che, stavolta si, il Meltemi ci ha giocato un tiro mancino. In pochi minuti tutto si placa, come da previsioni! Ma ormai è troppo tardi per pensare di tornare ai kayak e di metterci in mare. La traversata verso Syros dovrà attendere. Peccato perché per domani il vento è dato in aumento e noi avremmo tanto voluto essere già sull'ultima isola. Rinunciamo ed aspettiamo.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere: mentre bighelloniamo per il centro storico, incontriamo George, il titolare del centro kayak "Odysea". E' lui a riconoscere Mauro: "Ehi, tu sei il kayaker che sta facendo il giro delle Cicladi". Ed iniziamo così una lunga chiacchierata. E' venuto in gita per un giorno a Tinos con sua madre, dopo aver concluso l'intensa stagione estiva con una raduno di kayak lungo il canale di Corinto: è quindi un caso fortuito che si trovi a Tinos, un caso fortuito che anche noi si sia rimasti sull'isola ed un caso ancora più grande che ci si sia incontrati sul lungomare! "Keep going paddling and smiling" è il suo saluto!
Per occupare il resto del pomeriggio saltiamo su un autobus che si arrampica per i tornanti del versante sud-occidentale dell'isola e che passa per una serie di piccoli paesini abbarbicati sulle montagne dell'interno: anche questa parte di Tinos è tutta terrazzata e disseminata di mulini e colombaie. Quando arriviamo al capolinea l'autista si volta e ci guarda un po' interdetto: E perché voi non siete scesi?
Torniamo alla Chora dopo neanche due ore e ci infiliamo nei vicoletti lastricati per delle prove tecniche di fotografia. Incontriamo un folto gruppo di gatti e veniamo seguiti per vari isolati da una gattina grigia che ad ogni passo si struscia e si arrotola intorno alle gambe di Mauro.
Ci godiamo il tramonto su Syros dal porto di Tinos: il sole scende dietro una spessa coltre di nuvole grigie ben prima di toccare la sommità dell'isola mentre il cielo si tinge d'arancione ed il mare si ricopre di scaglie dorate.
Quando fa buio ci rifugiamo nel nostro "gyros" di fiducia, nella piazzetta davanti al porto. Non abbiamo neanche bisogno di leggere il menù: ordiniamo i soliti piatti e la cameriera ha gioco facile nell'indovinare le solite bevande.
Saremmo degli abitudinari anche in kayak, se solo il Meltemi non ci facesse cambiare tanto spesso programma...
L'incontro fortuito alla Chora di Tinos con George di Odysea! |
I pescherecci a riposo nel porto di Tinos |
Esperimenti fotografici nel centro storico della Chora di Tinos |
Ammirando il tramonto |
Apprezzando la cena |
Il campo presso il circolo nautico di Tinos |
Il sole entra in tenda dopo settimane di assenza! |
La spedizione dei miei "preziosi ritrovamenti" col traghetto da Tinos al Pireo |
Dopo avere lungamente messo piede a Tinos (ben 15 giorni di sosta forzata con due soli giorni di navigazione!) riusciremo mai ad iniziare l'esplorazione di Syros?!? |
Martedì 1 novembre 2016 - 131° giorno di viaggio
Ormos Agali - Ormos Agali, Tinos (0 Km)
Vento N 19-22 nodi (F5-6) - Mare molto mosso - Temperatura 15°C
Il sole si fa vedere per due ore, giusto il tempo di smontare il campo: ma quanto è piacevole uscire dalla tenda scalzi ed in maglietta! Erano settimane che non ci facevamo un bagno di sole!
Si affronta la giornata con tutt'altro spirito quando il sole si impone sul mondo: il vento sembra meno freddo, le nuvole appaiono quasi intimorite e tutto risplende di colori vividi ed intensi.
Oggi è un giorno di attesa: le previsioni sono inflessibili. I venti da nord sono in costante anche se sensibile aumento e non avrebbe alcun senso affrontare una traversata di venti chilometri col Meltemi che imperversa a venti nodi. Il canale tra Tinos e Syros, inoltre, è interessato da un intenso traffico commerciale, sia di traghetti di linea che di porta-container, e non è il caso di giocare a nascondino tra le onde con quei giganti del mare. Peraltro, da domani pare che si apra una lunga (speriamo davvero sia così lunga!!!) finestra di bel tempo, con venti variabili da sud molto più attenuati del solito aggressivo Meltemi: potremmo riuscire non solo a raggiungere Syros ma magari anche a tornare ad Atene (traversando d'infilata per tre giorni consecutivi su Giaros, Kea e Makronissos). Teniamo le dita incrociate, anche se abbiamo capito da tempo che le previsioni più attendibili e veritiere sono quelle limitate ai primi tre giorni.
Ci piacerebbe sopra ogni cosa tornare in kayak alla spiaggia di Varkiza da cui siamo partiti quel lontano 24 giugno. Molto però (se non tutto!) dipende dal Meltemi: se ci lascerà passare, rientreremo in pochi giorni, concludendo così il "periplo" delle Cicladi; se invece non vorrà farci continuare, imponendoci come in queste ultime settimane un giorno di navigazione contro due o tre giorni di sosta forzata, allora ci vedremo costretti a prendere un traghetto. E 'un'ipotesi che stiamo valutando da qualche giorno, anche se molto controvoglia: il traghetto da Tinos impiega appena cinque ore per raggiungere il Pireo. Lo sappiamo bene perché oggi c'è salito sopra il pacco pieno dei miei "preziosi ritrovamenti": seguendo il consiglio di Manolis, che andrà a ritirarlo all'arrivo, lo abbia spedito non per posta, come i due precedenti, ma via mare, un modo per noi insolito che qui invece sembra molto utilizzato.
Siamo molto curiosi di vedere cosa ci riserverà il prossimo futuro: se riusciremo mai a raggiungere Syros e a completare col periplo dell'isola anche il lungo pellegrinaggio intorno alle Cicladi; se saremo così pazienti e fortunati da tornare finalmente sulle isole da cui abbiamo cominciato questa lunga luna di miele (tra noi e con le isole intorno a noi!); se copriremo mai in kayak l'ultimo tratto di mare che ci separa dall'Attica e da Atene...
Intanto, per non alterare le abitudini culinarie, torniamo dal nostro "gyros" preferito per una cena che forse potrebbe essere l'ultima su Tinos!
129 giorni......Grandi!!!!
RispondiEliminaI commenti su Facebook (1 novembre 2016):
RispondiEliminahttps://www.facebook.com/tatiana.cappucci/posts/1241358402551730
Meltemi batte Tatiyak 15 a 2...
Toni Pusateri: Questa notte vi ho sognato intorno a un tavolo a discutere su questo viaggio appena concluso... molto emozionante e fascinoso 😊
Stefano Zurlo: Qua c'è qualcosa che non quadra. Io avevo la stessa scusa x scappare dalla mia ex moglie, ma voi moglie e marito ce l'avete li.... Da chi scappate?????
Stefano Amicucci: :-)
Axel Nielsen Restauri: Ma che braviii, un abbraccio da Genova!