SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

Fin dalla prima volta che ci siamo avventurati sul Mar Egeo, abbiamo fantasticato di pagaiare per un lungo periodo tra le sue innumerevoli isole... senza avere l'assillo di dover finire nel tempo a disposizione quello che ci eravamo prefissati.
Ora questa aspettativa si è concretizzata: il viaggio inizia a fine giugno con un biglietto di sola andata...
Quando avremo finito le Isole Cicladi... torneremo a casa...
Tatiana e Mauro

Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!


lunedì 10 ottobre 2016

Via da Mikonos

Venerdì 7 ottobre 2016 - 106° giorno di viaggio
Ormos Ai-Charalampis - Ormos Agrari, Mikonos (17 Km)
Vento SW 7-8 nodi (F3) - Mare poco mosso - Temperatura 21°C
Le guide turistiche sono chiare: se visitate Mikonos, preparatevi al sovraffollamento e alle vie del centro intasate. Il portolano spiega addirittura che Mikonos è diventata una parola dello slang inglese per dire "prendere un luogo meraviglioso e stravolgerne la natura, lasciando che tutto sembri come prima" (anche se gli amici inglesi a cui abbiamo chiesto conferma non ne sanno nulla... sarà forse uno slang da navigatori amanti di quella tranquillità che l'isola non sembra conoscere più da tempo).
Quando rientriamo dalla spese mattutina, troviamo una schiera di gatti assiepati vicino ai nostri kayak. Aspettano da mangiare. La gattara di Mikonos va in giro vestita di rosa, con un cappello in tinta. Dice di sfamare 220 animali di strada, tra cani e gatti, disseminati in 26 punti diversi della città. Chiede a tutti i passanti se vogliono adottare un gatto di Mikonos e se vogliono lasciare un'offerta. A noi chiede qual'è l'isola delle Cicladi che ci è piaciuta di più e di fronte alla nostra incertezza ci incalza quasi risentita: Come, non sapete qual'è l'isola che vi è piaciuta di più?!? Certo non è Mikonos: è troppo caotica, azzardiamo a bassa voce. E lei di rimando ci dice che in alta stagione, a luglio ed agosto, quando in porto sono attraccate anche dieci navi da crociera, nelle strade del centro non si riesce più a passare per la gran ressa di turisti che sciamano in ogni direzione... Oggi, insiste, non c'è quasi nessun in giro.
Eppure c'è un piccolo fiume di persone che scorre lungo il vicoletto sul lungo mare: hanno i cappellini tutti uguali, un numeretto adesivo attaccato sulle magliette e seguono in perfetto ordine una guida con una paletta alzata che parla a voce alta senza che quasi nessuno le dia ascolto... Ci sono quattro navi da crociera al porto nuovo ed i battellini arancioni continuano a scaricare persone a terra. Ci sentiamo accerchiati.
Non c'è niente da fare: per noi la miglior nave da crociera resta il nostro Voyager.
La nostra permanenza alla Chora di Mikonos è stata sin troppo lunga.
Riprendiamo il mare.
L'imbarco attira come sempre l'attenzione dei pochi bagnanti che, nella piccola spiaggetta sotto la chiesa di Agia Alefkandria, sembrano una piccola folla. Una numerosa famiglia argentina che, ci spiega, ora vive a Porto Rico ci invita ad andare a pagaiare nel Caribe, come ha da poco fatto una coppia di kayaker tedeschi che abbiamo la fortuna di conoscere ed ai quali chiederemo presto informazioni dettagliate sulle isole del Centro America. Per il momento, ci "accontentiamo" delle Isole Cicladi, ma lontani dall'atmosfera cosmopolita ed un po' straniante di quest'isola affollata.
Prima di girare del tutto le spalle alla Chora di Mikonos, pagaiamo per qualche minuto sotto i suoi mulini restaurati, accanto alla "Piccola Venezia" e verso il porticciolo turistico, dove sono appena rientrati due battelli per la visita a Delos. Mikonos è diventata famosa anche per il Pellicano Petros, sperduto durante le rotte migratorie e salvato da un pescatore del posto: pare che l'uccello si sia talmente affezionato ed ambientato da preferire le passeggiate in città alle trasmigrazioni stagionali, tanto da diventare un simbolo di quest'isola stravagante. Petros sarebbe atterrato a Mikonos negli anni Cinquanta del secolo scorso e anche se qualcuno azzarda che l'attuale pellicano sia un discendente del primo, tutti tacciono sulle modalità di procreazione di un pellicano solo e sperduto nell'Egeo...
Mikonos sembra proprio l'isola delle cose fuori luogo.
Tutta la costa è rovinata dal cemento. Ma non come siamo pure abituati noi italiani, che dell'abusivismo edilizio abbiamo fatto una fiorente attività economica. Qui hanno lottizzato le colline brulle e spoglie, le hanno suddivise in tanti settori squadrati, le hanno riempite di muretti di confine e hanno cominciato a costruire case-vacanze ed alberghi di lusso un po' alla rinfusa. Senza una logica. Senza un'uniformità stilistica (è tutto dipinto di bianco ma non c'è più traccia dell'architettura cicladica e alcune strutture turistiche sembrano piuttosto degli ospedali psichiatrici, quelli con le finestrelle piccole e alte per evitare fughe indesiderate).
Dove c'è una spiaggia c'è un albergo. Basta un granello di sabbia per giustificare la costruzione di ville con piscina. Ci sono case, casette e casoni dappertutto lungo la costa. Mentre a Rinia ogni spiaggia meritava una sosta per la bellezza del paesaggio, qui a Mikonos ogni spiaggia è soffocata dal cemento. E a noi fa venire voglia di tagliare al largo.
L'unica nota positiva è che, su un'isola riarsa dal sole e del tutto priva di piante, le uniche macchie di colore sono quelle nei giardini di questi mostri a due o tre piani.
Non appena scorgiamo una spiaggia senza troppe costruzioni intorno, ma solo con una chiesetta bianca dalla volta rossa, ci avviciniamo e sbarchiamo. C'è una pila di lettini prendisole, accatastati per la fine della stagione: sono un perfetto schermo per la brezza che si alza la sera e persiste tutta la notte.
La risacca è molto forte, la più forte dell'intero viaggio, ed è talmente rumorosa che quasi non ci fa dormire. Ci sveglia del tutto, invece, la pioggia di mezzanotte ed una raffica contraria ed imprevista che spezza un paletto della tenda, il terzo dall'inizio del viaggio: nel cuore della notte Mauro inventa una riparazione d'emergenza che ci permette di riprendere a dormire anche se fuori continua a piovere...

Una visita veloce alla Chora di Mikonos dal mare
Le scogliere del promontorio di Diakofto, appena fuori dalla Chora di Mikonos 
Il campo ad Ormos Agrari, tra il temporale della notte e quello del mattino
Colazione in tenda
Riparazione d'emergenza

Sabato 8 ottobre 2016 - 107° giorno di viaggio
Ormos Agrari - Ormos Mersini, Mikonos (20 Km)
Vento SW 4-6 nodi (F2) - Mare quasi calmo - Temperatura 22°C
Pioggia anche al mattino.
Ci costringe a far colazione in tenda.
Quando, dopo le dieci, esce finalmente il sole, tappezziamo gli scogli di granito intorno al campo con tutte le nostre cose colorate e bagnate: devono asciugarsi i sacchi a pelo, la tenda stessa, il pigiama e quasi tutto quel che era in tenda (che pure resiste ancora bene al vento ma ormai non del tutto alla pioggia battente).
La costa di Mikonos è tutta costruita e rovinata. Un po' meno il versante sud-orientale ed orientale, lungo appena tre chilometri e caratterizzato da scogliere basse e rossastre che non lasciano molti spazi alle spiagge (e quindi alle case).
Oggi spira una leggera brezza che ci spinge velocemente oltre il capo sud orientale dell'isola, affacciato sulla piccola e disabitata isola di Dragonisi, bassa, rossa e spoglia come l'isola madre. Facciamo una breve sosta in una micro-caletta ridossata: è forse la spiaggia più piccola di Mikonos, senza costruzioni in vista. Se queste sono le giornate di ottobre, con violenti temporali notturni seguiti da lunghe esplosioni di caldo torrido, ben venga la nuova stagione!
L'unica vera nota positiva di Mikonos è la sua sabbia di granito, con quei granelli che non si attaccano ai piedi né da nessun'altra parte e che anzi offrono un bel massaggio plantare.
La costa settentrionale dell'isola è frastagliata e rocciosa ma priva di interesse.
Salvo alcuni inserti di un bel verde scuro nelle scogliere altrimenti di un banale color marrone, Mikonos non offre nessun'altra attrattiva. Forse è per questo che gli abitanti hanno "inventato" le discoteche techno, i cocktail bar ed i ristoranti alla moda: sapendo di non avere nient'altro da offrire ai turisti, né scogliere policrome come a Milos né pareti laviche come a Santorini né spiagge deserte come ad Ios, qui a Mikonos si sono buttati sull'industria del cemento e dell'intrattenimento notturno.
C'è un piccolo golfo che rientra dalle parti di Merchia, sulla costa settentrionale, e che presenta una stretta lingua di roccia allungata in mare. C'è una chiesetta dalla volta rossa. C'è anche un villaggio turistico poco oltre, ed un altro in costruzione nella vallata affianco. Poi è tutto un susseguirsi di case nuove o non finite, di scheletri in cemento dipinti di verde pastello, di muretti di confine a separare le costruzioni. Così fino a Mersini, la nostra cala per una notte.
Sbarchiamo nei pressi di una casa-cubo da una sola stanza, bianca e dagli spigoli smussati: si accende la lucina sulla porta d'ingresso e sotto l'ombrellone sulla spiaggia proprio mentre noi finiamo di montare la tenda.
La risacca stavolta è molto meno forte e non si sente neanche il rumore dell'unica pala eolica dell'isola, posta proprio sopra il nuovo agglomerato di casette in pietra che stanno per essere terminate e che saranno pronte forse per la prossima stagione turistica.
Noi volgiamo le spalle a Mikonos ed aspettiamo che la mezza luna proietti ombre fioche sulla spiaggia deserta...

L'isoletta di Dragonisi, a sud-est di Mikonos
Il campo a Mersini accanto alla casa-cubo
Le scogliere nei pressi del faro di Mikonos
Picchi e guglie tra gli scogli di granito
Un chilometro di scogliere interessanti...

Domenica 9 ottobre 2016 - 108° giorno di viaggio
Ormos Mersini, Mikonos - Ormos Agia Kiriaki, Tinos (24 Km di cui 11 in traversata)
Vento N 5-7 nodi (F2-3) - Mare poco mosso con onde da 30 cm frangenti - Temperatura 22°C
Facciamo colazione sotto la tettoia dell'altra casa sulla spiaggia, quella col muretto incompiuto, nessun cancello all'ingresso ed un angolo per il forno realizzato con pezzi di risulta ed alcuni reperti archeologici davvero invidiabili.
I signori della casa-cubo se ne vanno poco prima di noi. Fanno le ultime pulizie, richiamano il cane che è venuto più volte ad abbaiare intorno ai nostri kayak ed imboccano il sentiero costiero che porta alla più ampia spiaggia vicina.
Noi prendiamo il mare con la solita flemma, a mezzogiorno suonato.
La costa nord-occidentale di Mikonos non presenta alcun interesse: la scogliera prosegue bassa ed anonima, sono scomparsi persino gli inserti verdi e così saltiamo anche l'ampio golfo di Panormos, perché le tre-quattro spiagge sono tutte belle e grandi e deserte ma le colline all'intorno sono tutte piene di case appena costruite o ancora in costruzione. Gli scogli di granito sono dilavati dal mare, le alture rossastre sono pelate dal vento, i terreni dell'interno sono squadrati dai muretti di confine e sembrano quasi i quadretti di quando si taglia la sfoglia per fare i tortelli.
Solo il faro è molto bello, alto sulla cima di un promontorio quasi disabitato. Né la mappa né il portolano dicono quanto sia alto ma è uno dei pochi fari veri dell'Egeo, anche questo, come quello di Paros, con la bella cupola dipinta di verde che richiama dall'altro i colori dei fondali del mare. Perché la costa non sarà niente di eccezionale, e ancora ci chiediamo perché in tanti vengano a Mikonos, ma il mare è di una bellezza struggente, pulito e trasparente e dai colori incantevoli. E allora forse capiamo perché tutti vogliano tornare a Mikonos.
Bella è anche la costa intorno al faro, appena un chilometro di scogliere di granito ma ricche di picchi e guglie e corna, con una gola profonda che scende a precipizio fino ad una caletta minuscola dove si arriva solo dal mare.
Poco oltre il faro si apre una lunga spiaggia di ciottoli grandi e rotondi, perfetta per una sosta tecnica prima di affrontare la traversata da Mikonos a Tinos.
Sono pochi chilometri, appena una decina, e non avevamo previsto di traversare proprio oggi.
Pensavamo di completare prima il periplo di Mikonos ma quando ci siamo affacciati di nuovo nella baia della Chora ed abbiamo visto altre navi da crociera attraccate al porto nuovo c'è tornato lo scoramento e abbiamo pensato che era meglio andare via!
E' la nostra traversata numero 35, una traversata tranquilla con onde basse e frangenti che di frequente ricoprono i ponti dei kayak ma di rado arrivano a bagnarci le braccia; una traversata senza grandi correzioni di rotta, se non i "soliti" quindici gradi bussola imposti dalle correnti che incontriamo nel centro del canale tra le due isole; una traversata che copriamo a cinque chilometri orari, come al nostro solito, anche se in alcuni momenti sembra che qualcuno ci stia spingendo da dietro perché i Voyager, forse attratti dall'andatura al mascone, scivolano in avanti con estrema facilità. Non incontriamo nessuno in mare aperto: i tre o quattro traghetti che fanno la spola tra Mikonos e le isole vicine incrociano molto più ad ovest e non ci impensieriscono; le tre porta-container che vediamo in lontananza si dileguano nella foschia del tardo pomeriggio senza avvicinarsi alla nostra rotta; i motoscafi che pure impazzano avanti e indietro sono tutti molto distanti e stavolta non vengono a raccogliere i nostri improperi...
L'unica nota di colore della traversata è il nuovo tormentone di Mauro: vuole le bretelle! Il paraspruzzi ha preso a fare acqua da molti giorni ormai ed è una cosa normale visto che abbiamo superato i 100 giorni in mare. Ma si è talmente slabbrato che non gli sta su neanche usando un elastico in vita (stratagemma che non ha dato grandi risultati!): l'unica soluzione sembra quella di applicare delle bretelle al paraspruzzi, come si usa talvolta con quelli di nylon. Ma non è certo una di quelle riparazioni che si possono effettuare durante il viaggio, Mauro dovrà sopportare ancora qualche settimane ed attendere di rientrare a casa...
Arriviamo a destinazione ben prima del previsto, che non sono ancora scoccate le sei del pomeriggio ed il sole è ancora alto in cielo, con una scia d'argento che si insinua nella cala scelta come punto di sbarco.
Lasciamo un'isola, Mikonos, che da lontano, con tutte quelle casette basse disseminate un po' dappertutto sulle colline, sembra una di quelle torte ricoperte di granelli bianchi di zucchero. Troviamo un'isola, Tinos, che per quanto vicina sembra completamente diversa, come una torta al cioccolato. Ci sono case sparse sulla costa anche qui, ma non ci sono quei brutti muretti di confine a squadrare il profilo delle colline; ci sono paesi aperti solo d'estate, ma sono tutti molto meno invasivi; ci sono pochi alberi ed è tutto bruciato dal sole, ma sembra un'isola più a misura d'uomo. Purtroppo è già tutto chiuso, anche le taverne!

L'ultimo saluto al faro di Mikonos
Dopo aver messo piede su Mikonos iniziamo ad esplorare Tinos
Il nostro primo campo su Tinos
Le acque basse, calde e limpide della baia di Agia Kiriaki a Tinos
Iniziamo ad esplorare la costa di Tinos

Lunedì 10 ottobre 2016 - 109° giorno di viaggio
Ormos Agia Kiriaki - Ormos Agali, Tinos (6 Km)
Vento N 4-6 nodi (F2) - Mare calmo - Temperatura 22°C
La serata è stata così tranquilla, piena di grilli che ci hanno deliziato con un concerto senza fine, e la notte è stata così lunga, piena di stelle luminose e vicine (e anche di una lucina rossa e lontana, quella intermittente dell'unica pala eolica di Mikonos sotto cui abbiamo dormito la notte scorsa), che la mattina è una delle più serene e rilassate del viaggio.
Ci dedichiamo per qualche minuto alla programmazione delle prossime tappe: l'idea è quella di risalire la costa occidentale di Tinos e di Andros, approfittando delle prossime giornate di vento moderato, così speriamo di evitare le raffiche catabatiche che solitamente interessano queste due isole quando il Meltemi soffia deciso da nord. Poi vorremmo completare il periplo di entrambe le isole più settentrionali delle Cicladi scendendo lungo i loro versanti orientali, per poi traversare sulla penultima isola, Syros, il capoluogo delle Cicladi. L'ultima isola sarà Giaros, quella piccola e disabitata che si trova poco più a nord e che useremo come intermezzo prima di tornare a Kea e di risalire da Capo Sounion la costa dell'Attica verso Atene... ma mancano ancora diversi giorni di navigazione, probabilmente qualche altra settimana. Abbiamo tutto il tempo di goderci queste meravigliose giornate di ottobre, così tiepide e così rilassanti da farci apprezzare quest'ultima parte del viaggio.
Non facciamo colazione, anche se c'è l'ombra della tamerice a rendere gradevole la sosta: siamo quasi al razionamento alimentare perché le scorte di pane secco si sono esaurite prima di quanto avessimo voluto. Allora optiamo per una tappa strategica alla Chora di Tinos, che per quanto poco attraente, offre negozi e taverne a bizzeffe. Pare ci sia anche una delle più importanti chiese ortodosse, una sorta di Lourdes ortodossa che per le molte guarigioni vantate richiama pellegrini due volte all'anno. Noi ci fermiamo sul lungo mare, nei pressi del porto nuovo, ben prima di inoltrarci nel centro storico e di raggiungere la piazza della chiesa piena di ex-voto. Ci infiliamo in una taverna e lì restiamo anche quando chiude: la proprietaria è così gentile da lasciarci usare la presa di corrente della spianata esterna, dove occupiamo uno dei tavoli vuoti con le sedie dipinte di bianco, rosso e verde... Cominciamo a sentire nostalgia di casa!

1 commento:

  1. I commenti su Facebook (10 ottobre 2016):
    https://www.facebook.com/tatiana.cappucci/posts/1220795027941401
    Siamo più tagliati per posti meno gettonati...

    Carlo Miccio: No movida?

    Daniel Forcier: Vraiment superbe.. On peut faire du kayak pendant plusieurs jours autour de Mikonos??? Je suis allé à l'Île de Crète et c'est trop long...

    Carlo Giovagnoli: Dopo più di tre mesi avete diritto alla cittadinanza greca!!! :-)

    Marco Xwarz Bonomi: Ue' Ue'! avete nostalgia di casa? Qui il passo dello Stelvio ed il Gavia sono chiusi per neve, nevica anche in appennino ... godetevi il "tiepido Ottobre" finché potete ;-)

    Massimiliano Milani: isola da oggi ribattezzata TaTinos...

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