SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

Fin dalla prima volta che ci siamo avventurati sul Mar Egeo, abbiamo fantasticato di pagaiare per un lungo periodo tra le sue innumerevoli isole... senza avere l'assillo di dover finire nel tempo a disposizione quello che ci eravamo prefissati.
Ora questa aspettativa si è concretizzata: il viaggio inizia a fine giugno con un biglietto di sola andata...
Quando avremo finito le Isole Cicladi... torneremo a casa...
Tatiana e Mauro

Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!


mercoledì 20 luglio 2016

Il Meltemi è tornato

Sabato 16 luglio 2016 - 23° giorno di viaggio
Faros - Kamares, Sifnos (23 km)
Vento SW 16-24 nodi (F4-5) in attenuazione - Mare poco mosso - Temperatura 27°C
Dormiamo poco e male.
Tornati in spiaggia dopo la cena in taverna troviamo i kayak spostati di un paio di tamerici, coi pannelli solari trascinati sulla battigia e tutti insabbiati. Una bruttissima sensazione, peggio di quando ti rigano la macchina senza ragione. Due ragazzini greci hanno spostato anche le panchine in legno per fare spazio ad una festa improvvisata nel cuore della notte, con tanto di fuochi artificiali fino alle tre del mattino (allo scoppio del primo, dallo spavento ho fatto un salto triplo sul materassino!). Comincio a sentirmi davvero vecchia: mi danno sempre più fastidio 'sti giovani pieni di idee ed energie... Per evitare conflitti generazionali, spostiamo i kayak un altro paio di tamerici più in là e ci ritroviamo a montare la tenda che è passata l'una di notte.
Ci svegliamo all'alba per smontare il campo prima che qualcuno venga a farci notare il cartello di divieto di campeggio, anche se i pochi bagnanti del primo mattino sembrano più interessati al gregge di capre che transita sulla spiaggia, inondandola del suono degli oltre cinquanta campanacci.
Siamo talmente stanchi che restiamo sotto la stessa tamerice fino all'ora di pranzo. Mauro approfitta della pausa per controllare il mio pannello solare, visto che all'ennesima verifica non dava più segni di ricarica. Visto che non abbiamo gli strumenti adatti per capire se si tratta del cavo oppure del pannello, Mauro desiste dal tentare ogni altra riparazione e a malincuore lo dichiara definitivamente fuori uso. Dovremmo adattarci d'ora in avanti a ricaricare tutta la nostra attrezzatura elettronica con il solo pannello solare montato sul kayak di Mauro. Però abbiamo già deciso che il computer portatile dovrà attendere di essere ricaricato nelle varie taverne in cui facciamo solitamente tappa: ci dovremmo sacrificare anche per questo.
Quando facciamo finalmente scivolare i kayak in acqua, la spiaggia trabocca di famigliole con bambini e c'è già qualcuno pronto ad accaparrarsi l'ombra della "nostra" tamerice.
Una volta in mare, scattiamo qualche foto sotto la bella chiesa di Chrisopigi, la solita cappella dipinta di bianco arroccata sul mare blu. Questa però ha un fascino particolare perché è costruita su un'isoletta rocciosa, collegata all'isola madre dall'arcata di un ponticello in pietra. Narra la leggenda che i pirati giunti sull'isola di Sifnos si fossero addormentati nella chiesa e, svegliati dalle donne che erano andate ad accendere i ceri, avessero tentato di rapirle. Ma la terra si era aperta proprio dietro le donne in fuga salvandole dai pirati... Vabbè! La cappella è dedicata al santo patrono di Sifnos e forse per questo motivo è la più curata dell'isola, con tanto di altare in marmo bianco che assomiglia ad un cippo sacrificale, circondato com'è da un recinto in acciaio inossidabile, posto all'aperto sull'estremità dell'isoletta, usato chissà quando e chissà perché, visto che è completamente esposto al Meltemi e nei giorni di vento l'officiante potrebbe facilmente prendere il volo...
Superiamo la grande spiaggia di Plati Gialos: dice la guida che è una delle più lunghe delle Cicladi. A noi sembra una delle più affollate e di gente intorno ne abbiamo già avuta abbastanza. Proseguiamo.
Doppiamo il capo meridionale dell'isola proprio quando il vento gira da sud-ovest a nord-ovest, così invece di spingerci dolcemente ci ostacola dolcemente. La lavatrice che si genera sui capi non è molto grande ma sono talmente rintronata dal sonno che oggi è più difficile del solito trovare e mantenere la giusta coordinazione tra kayak, pagaia ed onde. Mauro, invece, avanza con la solita sicurezza, anche quando il gioco di incrocio di correnti si fa più impegnativo. Facciamo una sosta nella baia di Vathi, una bella cala chiusa ad imbuto tra le scogliere rocciose del versante sud-orientale e le profonde vallate dell'entroterra.
Qui a Sifnos capiamo finalmente perché hanno chiamato così la macchia mediterranea: è tutta una macchia! Le morbide colline dell'isola sono completamente ricoperte di bassi cespugli tondeggianti, radi e ben distanziati, distribuiti proprio a macchia di leopardo, solo virato sulle tonalità del verde e del marrone.
Sbarchiamo poco prima dell'arrivo del traghetto sulla lunga spiaggia a mezza luna del porto principale dell'isola di Sifnos. Il bimbetto che mentre pagaiamo tra i bassi frangenti non la smette più di urlare a scquarcia gola "Papu, papu, canoe, papuuuuu", si avvicina correndo e con un sorriso smagliante ci dice in inglese "Hello, this is Kamares"!
Ci passa di colpo la stanchezza quando avvistiamo l'insegna di un piccolo locale di souvlaki e pita giros: facciamo tardi anche stanotte.  

Visite mattutine a Faros, sull'isola di Sifnos
Lungo il versante meridionale di Sifnos
La macchia mediterranea di Sifnos
Il tramonto a Kamares, il porto principale di Sifnos
Il punto esatto che abbiamo eletto a nostra casa per una notte
Apollonia, la Chora di Sifnos
Riflessioni... 
Il faro di Vathi, mentre scendiamo a sud di Sifnos...
Fikiada, il nostro campo 10 e lode sull'isola di Sifnos

Domenica 17 luglio 2016 - 24° giorno di viaggio
Kamares - Fikiada, Sifnos (21 km)
Vento NW 10-11 nodi (F3-4) - Mare poco mosso - Temperatura 27°C
Dormiamo poco un'altra volta. Ma bene. Tra le piccole dune oltre le tamerici e davanti al canneto che ci separa dal campeggio ufficiale.
Saliamo in autobus a visitare la Chora di Sifnos, molto particolare perché tra i due villaggi di Apollonia ed Artemonas, abbarbicati sulle colline più alte dell'entroterra, sono sorti altri piccoli agglomerati con le solite casine bianche dalle finestrelle blu, in perfetto stile cicladico, ma con ampi spazi intermedi per giardini, orti e terrazzamenti di ulivi e fichi. Si animano soltanto la sera, quando le stradine pedonali tutte scalinatelle e vicoletti si riempiono di turisti che curiosano tra i negozietti di ceramica, di gioielli e di vestitini, oppure che mangiano in uno dei tantissimi ristorantini allestiti sulle terrazze aperte sul mare ed abbelliti dalle opere creative degli artisti locali. La mattina, invece, non c'è nessuno. Siamo i soli visitatori della Chora. Troviamo un solo negozio aperto ed è quello giusto: "Manifactura Gallery" espone le collane di ben 32 artigiani sifioti ed io trovo l'ispirazione per un paio di pezzi da inserire nella prossima collezione di Pietrafatata...
Il portolano richiama la leggenda secondo cui gli antichi sifioti erano noti per la loro avidità e per i loro inganni: una volta capitò che offrissero all’oracolo di Delfi un uovo dorato anziché in oro massiccio, come era allora in uso, e da quel momento Apollo, per vendicarsi, distrusse le miniere d’oro che in passato costituivano la principale risorsa dell’isola. Noi di sifioti ne abbiamo incontrati pochi, ma quei pochi ci sono sembrati tutt'altro che avidi: hanno riposto una cura molto particolare nella loro isola, specie nei luoghi più attrattivi per i turisti, e sono molto aperti, ospitali e generosi, come ci è capitato più volte di notare con le persone che si mostravano incuriosite e divertite dalle strane foto che andavamo facendo in giro per la Chora. Ogni angolo della cittadina collinare è curato nei minimi dettagli e mai in maniera sfarzosa o pacchiana, ma sempre nel rispetto della tradizione.
La sommità delle colline è occupata dai vecchi mulini in pietra. Alcuni sono stati ristrutturati ed adibiti a residenze estive per i turisti, altri invece sono ancora in funzione. Un articolo pubblicato su una bella rivista periodica dell'isola, e corredato di suggestive immagini realizzate da fotografi locali, propone un interessante reportage sugli ultimi proprietari di mulini a vento operanti a Sifnos. E' una lontana tradizione che si tramanda di generazione in generazione e chissà quanto potrà ancora resistere, visto che la trebbiatura in un mulino moderno dura circa due o tre giorni, mentre coi metodi tradizionali, e l'impiego di uomini ed animali per separare la pula dal grano sull'aia del mulino e poi per macinarla a pietra, richiede anche più di un mese. Il mugnaio deve sapere non solo di terra ma anche di aria, perché il Meltemi può strappare le vele del mulino. Nell'intervista, uno dei più anziani mugnai dell'isola spiega che le pale funzionano con vento da Forza 3 a Forza 10 Beaufort, ma quando rinforza troppo le pale devo non essere ruotate in maniera da non subire danni di sorta. Questa è forse la cosa che mi ha incuriosito di più dei mulini di Sifnos: hanno tutti i tetti rotanti! Oltre ad altri segreti, il mugnaio deve sapere come scegliere il luogo su cui erigere il mulino, come sistemare le pietre del corpo centrale e soprattutto come costruire il tetto per poterlo orientare nel vento in maniera opportuna. Un modo diverso ed affascinante di vivere il vento...
Volevamo andare a visitare anche l'acropoli micenea: il sito è l'unico dell'isola, ed uno dei pochi delle Cicladi, ad essere stato da poco aperto al pubblico; inoltre, il comune sostiene lo sforzo di garantire due corse di autobus al giorno per favorire la visita sia degli scavi che del piccolo museo allestito all'ingresso; infine, è stato selezionato da Europa Nostra come uno dei migliori esempi di conservazione dell'eredità culturale greca. Ma siamo troppo stanchi e desistiamo dall'impresa, che sotto il sole cocente di mezzogiorno diventerebbe per noi davvero improba. Sorseggiamo un caffè frappè in attesa dell'autobus per tornare al porto, facciamo un po' di spesa e quando riusciamo a sfilarci dalle domande dei soliti bagnanti curiosi riprendiamo il mare.
Oggi concludiamo la circumnavigazione di Sifnos.
Usciamo dal golfo di Kamares insieme al traghetto di linea, ma mentre lui vira a sud noi viriamo a nord: andiamo a fare ciao ciao con la manina alla spiaggia su cui abbiamo passato la prima notte e completiamo così idealmente il periplo dell'isola.
Poi viriamo anche noi verso sud e ci ritroviamo a pagaiare contro vento!
Ieri che dovevamo salire verso nord, il vento che doveva soffiare da sud-ovest aveva girato a nord-ovest, ed oggi che dobbiamo scendere verso sud il vento che doveva arrivare da nord-ovest è diventato invece un bel sud-ovest. Sembra voglia farci restare qualche giorno in più sull'isola di Sifnos, come a dirci che dobbiamo guardarla meglio. L'isola è davvero molto bella, specie a giudicare dai depliant turistici in distribuzione gratuita nei due uffici del porto ed in ogni locale del lungo mare e della Chora. Quel che abbiamo visto noi dalla costa, però, ci ha lasciato un po' insoddisfatti, specie se messo a confronto con quanto già visto sulle altre isole: le scogliere rocciose, salvo qualche rara eccezione, non offrono panorami particolari e la costa è tutta abbastanza omogenea, ad esclusione dell'elevatissimo numero di chiesette visibili da ogni dove, qui con le cupole dipinte di blu. Una delle brochure turistiche, questa in italiano, dice che le chiese dell'isola son ben 235 e che per una coppia innamorata che pensa di sposarsi Sifnos è la meta ideale. Un'altra vanta la presenza sull'isola di ben 57 torri difensive, ancora visibili perché per la maggior parte hanno mantenuto intatta la struttura fino all'altezza di dodici file di pietre. Noi sono giorni che ci sforziamo di rintracciarle lungo la costa, specie quando la mappa si riempie dei simboletti corrispondenti, ma niente, non siamo stati capaci di avvistarne neanche una.
Proviamo a distrarci in altri mille modi ma la stanchezza prende il sopravvento.
Siamo talmente provati che ci sembra di trainare un'ancora galleggiante.
Così stanchi che iniziamo ad avere anche i primi battibecchi: io do del tecnocrate a Mauro e lui mi da della burocrate.
Per fortuna sbarchiamo nella cala 10 e lode di Sifnos: una spiaggia di sabbia fine e dorata si apre al fondo di una lunga baia chiusa e protetta, contornata da alberi di ulivi all'apparenza abbandonati e da una chiesetta con una scalinata che scende serpeggiando sugli scogli fino al mare.
A Fikiada siamo soli, tranne una coppia di escursionisti che al tramonto si inerpica per il sentiero dal quale è arrivata, l'unico modo per raggiungere questa cala immersa nel silenzio.
Una delle ricchezze dell'isola è proprio la sua fitta rete di sentieri, molto frequentati ed apprezzati dagli escursionisti. Collegano punti strategici dell'isola, i paesini tra loro, i campi alle sorgenti, le masserie alle grotte. Sono ancora tutti o quasi pavimentati e molti sono lunghi ma facili. Si vedono i tracciati che risalgono su per le colline e tra la macchia mediterranea: anche dalla costa ne riconosciamo alcuni e quello che permette di raggiungere Fikiada corre lungo il crinale per un lungo tratto, seguendone la leggera pendenza, fino ad incontrare la chiesetta di Agios Georgios. Il cartello del sentiero dice che la percorrenza è di 45 minuti e ce lo conferma la coppia prima di ripartire. Ci chiedono incuriositi: "Are you going to camp here?" e anche "Are you travelling between the islands?" E alle nostre due risposte affermative concludono "Interesting and difficult! Be careful!"
Rimaniamo soli. E non dobbiamo aspettare che faccia buio per montare la tenda e per cucinare. Andiamo a dormire che non sono neanche le dieci di sera!

In procinto di traversare tra Sifnos e Kimolos
In mare verso Kimolos
Incontri ravvicinati
L'ingresso nella ridossata Ormos Monastiria sull'isola di Kimolos
La spettacolare Ormos Soufi
Dopo aver messo piede a Sifnos iniziamo l'esplorazione di Kimolos
Selfie a Kimolos
Ombre a Ormos Soufi
Al lavoro per il blog...
Lunedì 18 luglio 2016 - 25° giorno di viaggio
Fikiada, Sifnos - Ormos Soufi, Kimolos (16 km)
Vento NW 16-25 nodi (F5-6) - Mare da mosso a molto mosso con onde di 1,5-2 metri spesso frangenti - Temperatura 27°C
Dormiamo tanto e bene.
Il sole ci sveglia all'alba infuocando la tenda ma la notte è stata fresca e lunga.
Come sempre quando troviamo un campo 10 e lode, ci dispiace levare le tende.
Ma la traversata su Kimolos ci chiama. Anche se è tornato il Meltemi.
Dopo un paio di giorni di venti instabili e burloni, è entrato il vento da nord sin dal primo mattino e tutto lascia presagire che aumenterà durante la giornata.
Il mare fuori dalla baia di Fikiada si imbianca di frangenti.
Quando le prue dei nostri Voyager si infilano nel mare aperto incontrano onde di un paio di metri, tutte al traverso perché la nostra rotta ci impone di pagaiare verso ovest. E' un continuo sali-scendi sulle collinette d'acqua che si formano in maniera del tutto irregolare, ma il trambusto non ci impensierisce più di tanto: all'orizzonte non si vede nessuno, né un traghetto né una vela, solo un catamarano che incrocia la nostra rotta e che per qualche lungo istante non ci fa capire se vuole evitarci oppure speronarci.
Il mare è profondo e blu. Tra le onde scorgiamo le pinne nere di due grossi esemplari di pesce luna, quegli strani pesci piatti e grandi che sembrano sempre mezzi ubriachi perché si lasciano in parte trasportare dal moto ondoso. Sulle prime, quelle pinne così grosse e scure fanno una certa impressione e Mauro le ha dovute osservare a lungo prima di capire che non si trattava di qualche squaletto insonnolito. Quando ci avviciniamo a quei pescioni tondi e inoffensivi, che traballano come noi tra i marosi, scatta un certo senso di solidarietà marinara.
Le strisce bianche delle onde diventano abbaglianti sotto il sole di mezzogiorno e mi impongono di mettere gli occhiali. Non le vedo più arrivare, le devo sentire ed anticipare: qualcuna è talmente alta che mi frana sul copri-pozzetto, qualche altra è così angolata da farmi sculettare di diversi gradi ed una più potente delle altre arriva persino a spostarmi il pannello solare fuori dal tappo del gavone di poppa. Ma se ne accorge soltanto Mauro, e soltanto quando siamo ormai sbarcati in un'altra cala 10 e lode.
Stavolta è la cala 10 e lode di Kimolos.
Già dal largo avevamo intuito che l'isola ci avrebbe riservato qualche sorpresa.
La piccola dirimpettaia di Milos ne deve imitare colori e forme. In piccolo.
E' tutta un fiorire di scogliere policrome di origine vulcanica, gialle, bianche, grige, nere e marroni. Tanti inserti che si mescolano in geometrie così particolari che non sembrano create dalla natura ma piuttosto dalla mano dell'uomo, per quanto sono ricercate e complesse.
La nostra cala 10 e lode ne è un esempio perfetto e dopo lo sbarco, il pranzo e il sonnellino sotto la tamerice centrale della piccola spiaggia di sabbia, ci avventuriamo alla scoperta dei dintorni. C'è una piccola abitazione dietro il ruscello in secca che scende dalla vallata retrostante ma è al momento disabitata ed il lucchetto della cancellata blu aperta sul mare è chiuso dentro un sacchetto di plastica avvolta nel nastro adesivo. I proprietari arriveranno forse tra qualche giorno o qualche settimana per godersi la nuova stagione estiva, che qui sembra esplosa in tutto il suo fulgore. Fa un caldo micidiale, appena cala il vento, ma appena riprende a soffiare si può fare il bagno e asciugarsi al sole anche più volte nel corso della stessa mezz'ora.
Ancora prima di traversare avevamo deciso che ci saremmo fermati sulla prima spiaggia.
Siamo ancora stanchi dalle notti insonni e vogliamo recuperare un po' di energie.
Questo sembra il luogo ideale. E quando sorge la luna capiamo di avere fatto la scelta giusta.
Montiamo la tenda sotto una volta di tamerici nella speranza di dormire qualche ora in più.

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